Ipotiroidismo: cosa succede quando la tiroide produce pochi ormoni?
La tiroide è una ghiandola endocrina, situata nel collo, la cui funzione è quella di produrre due ormoni (Tiroxina, o T4, e Triiodotironina, o T3) che regolano la velocità con la quale si verificano tutte le funzioni dell’organismo. La T4 e la T3 contengono rispettivamente quattro o tre atomi di iodio, un elemento essenziale perché gli ormoni tiroidei possano funzionare. Questo elemento si trova in natura in quantità molto limitate e viene assunto dall’organismo attraverso la catena alimentare.
Le malattie tiroidee come ipotiroidismo, ipertiroidismo e nodulo tiroideo colpiscono in Italia oltre 6 milioni di persone. Approfondiamo il tema dell’ipotiroidismo con il professor Fausto Bogazzi, professore di endocrinologia presso l’Università di Pisa e specialista presso la Casa di Cura privata San Rossore di Pisa, con il quale periodicamente tratteremo un aspetto specifico di questa malattia, dalla cura alla gravidanza, dai farmaci alla dieta.
Cos’è l’ipotiroidismo?
L’ipotiroidismo si verifica quando la tiroide produce pochi ormoni. Si manifesta più spesso nelle donne, la sua prevalenza aumenta con l’avanzare dell’età, infatti colpisce il 15% delle ultrasettantenni, ed ha una prevalenza familiare.
Quali sono i sintomi di questa patologia?
Gli ormoni tiroidei influenzano tutte le funzioni dell’organismo che, in presenza di un difetto ormonale, subiscono un rallentamento: ad esempio, si ha una minor produzione di calore e di energia che fa sì che organi come il cervello, il cuore e l’intestino abbiano una funzione più lenta. Come conseguenza, si può avvertire intolleranza al freddo, più facile affaticamento, secchezza della pelle, stipsi, e possono comparire disturbi della memoria e depressione.
Ma non sempre i sintomi vengono riconosciuti prontamente…
Le manifestazioni dell’ipotiroidismo si sviluppano, in genere, nell’arco di mesi o anni, anche se in alcuni pazienti si verificano più rapidamente. Per questo motivo nelle fasi iniziali può non essere riconosciuto subito, anche perché i disturbi dovuti alla mancanza dell’ormone della tiroide sono comuni a molte altre condizioni, cioè non sono specifici dell’ipotiroidismo. Questi due aspetti, da una parte l’insorgenza lenta e progressiva, dall’altra la mancanza di caratteristiche esclusive, fanno sì che spesso l’ipotiroidismo venga riconosciuto tardivamente. È importante fare mente locale sui sintomi e considerare se ci sono sempre stati (ipotiroidismo poco probabile), se sono disturbi “nuovi” o se sono diventati più evidenti recentemente (ipotiroidismo più probabile).
Quali sono le cause?
La tiroidite cronica autoimmune (la cosiddetta tiroidite di Hashimoto) è la causa spontanea più frequente di ipotiroidismo. Si tratta di una malattia autoimmune, cioè dovuta ad un difetto del nostro sistema immunitario che non è più in grado di riconoscere adeguatamente un organo (la tiroide) del proprio organismo, scambiandolo erroneamente per un estraneo. Come conseguenza, si verifica un attacco, cioè una risposta immunitaria (che essendo contro un proprio organo è detta “autoimmune”) che può portare alla distruzione della tiroide, con il conseguente difetto di ormone (ipotiroidismo). L’ipotiroidismo può insorgere anche come conseguenza di un intervento chirurgico di tiroidectomia, della terapia radiometabolica con radioiodio (eseguita per curare l’ipertiroidismo) e della terapia radiante esterna.
Altri fattori scatenanti possono essere l’assunzione di alcuni farmaci, come litio, amiodarone o interferone, oppure processi infiammatori, un difetto o eccesso di iodio, cause congenite o genetiche.
Cosa consiglia a chi sospetta di avere l’ipotiroidismo?
Se riconoscete di avere alcuni di questi sintomi e sospettate di soffrire di disturbi della tiroide, rivolgetevi tempestivamente al vostro medico, che farà in modo di misurare il livello di ormoni tiroidei nel sangue, accertando o meno la patologia.