Melanoma cutaneo: fondamentale la diagnosi precoce
Quando si parla di Chirurgia Plastica si pensa subito alla Chirurgia Estetica ma non tutti sanno che il Chirurgo Plastico, riveste un ruolo fondamentale, oltre che nelle malformazioni e negli esiti di traumi, anche nella diagnosi e trattamento del melanoma e degli altri tumori della pelle. Ne parliamo con il Dottor Daniele Gandini, che si interessa di diagnostica, monitoraggio e chirurgia dei tumori della pelle da circa 25 anni, promuovendo e sostenendo la ricerca, l’informazione e la prevenzione sul melanoma maligno. Ha poi continuato a dedicarsi a questa attività, dal 2010 presso la Casa di Cura S. Rossore, dove esegue la mappatura dei nevi per diagnosi di melanoma e altri tumori cutanei, utilizzando, già dal 2007 un videodermatoscopio digitale.
Cos’è un melanoma cutaneo?
Il melanoma maligno è il più pericoloso tra i tumori cutanei ed è una neoplasia che origina dai melanociti, cellule preposte alla produzione della melanina, il pigmento che ci protegge dai raggi solari. Quando c’è un danno dei melanociti che deriva principalmente dalle radiazioni ultraviolette, può nascere questo raro ma temibile tumore.
Come fare a individuarlo?
La procedura più sicura e assolutamente non invasiva è sottoporsi periodicamente ad un accurato controllo della pelle mediante la cosiddetta “mappatura“.
Quando interviene il chirurgo?
Tutte le lesioni cutanee possono essere rimosse chirurgicamente senza pericolo, anzi, togliere un nevo, ovviamente solo se necessario, è l’unico modo per scoprire se si tratta di un melanoma. Una diagnosi precoce ed una chirurgia ben fatta, sono fondamentali nella cura di questa neoplasia. Nei primi stadi il melanoma è guaribile semplicemente con una adeguata escissione chirurgica. La regola è sempre quella di fare una asportazione completa ma limitata della lesione. Questa prima fase è eseguibile in anestesia locale; una volta confermata la diagnosi con l’esame istologico, sarà necessario un secondo atto chirurgico di allargamento con margini diversi, tra 0,5 e 2 cm, a seconda dello spessore istologico. Inoltre, se la lesione ha un determinato spessore o ci sono altre caratteristiche che lo impongono, dovrà essere eseguita anche la ricerca del “linfonodo sentinella”, e cioè la rimozione chirurgica preceduta da un esame chiamato linfoscintigrafia del linfonodo che può essere stato raggiunto da eventuali metastasi del melanoma stesso.
A proposito di diagnosi precoce dei melanomi, lei utilizza una strumentazione di ultima generazionene, ce ne parla?
Dal 2015 utilizzo un videodermatoscopio a luce polarizzata di ultima generazione, possibilità di archiviazione delle immagini con sistema dermascope, localizzazione delle lesioni direttamente sull’immagine del paziente e programma per dermanalisi computerizzata delle lesioni pigmentate con studio dimensionale e colorimetrico. Ma posso darle una novità: il mio apparecchio Vidix, già all’avanguardia, da oggi è dotato anche della tecnologia WPT (Wide Pixel Technology) grazie ad una innovativa telecamera Sony e software dedicato 4.0, che consente di acquisire immagini ad altissima risoluzione con massima esaltazione dei dettagli delle lesioni cutanee.
Quali sono i vantaggi per il paziente?
Aumenta ulteriormente la precisione diagnostica e, se necessario, rende possibili anche i controlli a distanza,importanti soprattutto nei pazienti con fattori di rischio, familiari e clinici, per il melanoma.