Da un punto di vista culturale, il passare degli anni è oggi considerato qualcosa di negativo che può incidere sul nostro benessere: infatti, un atteggiamento negativo nei confronti del proprio invecchiamento può avere un impatto diretto sulla salute psicofisica.
Tutto ciò viene aggravato dagli stereotipi sociali legati all’età: spesso, infatti, sentiamo dire “È la vecchiaia!”, “Ormai non posso che attendere la morte”, “Non è adatto a una persona della mia età”.
Questi pensieri comuni possono indurre uno stato depressivo che, tra i professionisti della salute mentale, è considerato un costrutto “normale” dell’invecchiamento.
Ma allora come possiamo affrontare la questione degli “anni che passano”? In che modo possiamo “abbracciare” la nostra età?
Il segreto è uno solo: approfittare del tempo a disposizione per scoprire le proprie risorse interiori e pensare al futuro in modo costruttivo.
Tutti possono invecchiare bene. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’invecchiamento trascende la dimensione sanitaria e si intreccia con quella di benessere e qualità della vita. Si parla dunque di healthy ageing, concetto secondo il quale l’assenza di malattia non è un requisito per poter parlare di “invecchiamento sano”.
In questa ottica, i cambiamenti dovuti agli anni che passano dipendono molto da come noi li percepiamo: c’è chi teme il decadimento cognitivo e ha paura di perdere la parola, la capacità di ragionare, l’indipendenza mentale; c’è chi invece si preoccupa dell’invecchiamento fisico e teme le rughe, l’artrosi, l’aumento di peso e la perdita della bellezza in generale. La paura di invecchiare fa parte di noi, come esseri umani, in quanto la mancanza di controllo sullo scorrere del tempo ci fa sentire impotenti, ci spaventa.
È necessario imparare a distinguere ciò che è malattia da ciò che è parte di un fisiologico invecchiamento; è necessario altresì prenderci cura di tutto ciò che ci accade nel presente, sia esso malattia, sia esso un processo connesso a un normale ageing.
Ma allora, come possiamo mantenere, a qualunque età, il desiderio di stupirsi, di sentirsi utili, di coltivare interessi?
Ad esempio, seguendo stili di vita salutari, come accade nelle Zone Blu del pianeta (tra cui c’è Ogliastra in Sardegna): in questi luoghi si concentra il più alto numero di centenari che hanno abitudini di vita sane, come muoversi tanto, mangiare bene, dare importanza alla famiglia e alle relazioni con gli altri. Questo modo di vivere li porta a essere sempre attivi, curiosi e pieni di interessi.
Al fine di promuovere queste abitudini, gli psicologi possono intervenire cercando di promuovere il benessere e migliorare la qualità della vita; ma se le difficoltà psichiche ed emotive sono caratterizzate da veri e propri sintomi psicopatologici, allora si raccomanda un intervento integrato di psicoterapia e cure farmacologiche.
Il “prendersi cura”, quindi, riguarda un approccio più globale alla persona, considerata nella sua totalità di corpo, mente, anima, spirito; significa creare un rapporto armonico ed equilibrato tra noi e noi stessi.
A ogni fase della vita corrisponde un’immagine di noi in costante evoluzione che possiamo osservare, conoscere e accettare, in quanto l’immagine che diamo di noi stessi si costruisce nel tempo ed è un percorso costante che dura tutta la vita.
Ecco perché dare valore a ogni piccolo segno del tempo (sia esso una dolce ruga d’espressione o un pensiero nuovo) sembra essere la strada per l’accettazione del tempo che passa, dei cambiamenti, di noi stessi; perché la scommessa non è solo quella di aggiungere candeline ai nostri compleanni, ma di garantirci un tempo di alta qualità: essere e fare ciò che apprezziamo nel corso della nostra vita.
A cura della dott.ssa Ilaria Genovesi, psicoterapeuta