Scompenso cardiaco: patologia, chi colpisce, sintomi
Lo scompenso cardiaco è una malattia cronica, che decorre negli anni, con progressivo deterioramento delle condizioni cardiocircolatorie, con frequenti ricoveri ospedalieri ed una elevata mortalità, quasi il 50% a 5 anni dal verificarsi della patologia.
Un attento follow-up, con una accurata modulazione della terapia in base alla evoluzione clinica del singolo paziente e con l’utilizzo di tutte le risorse terapeutiche (farmacologiche, meccaniche e stile di vita) può contribuire a migliorare la qualità di vita dei pazienti ed a ridurre la necessità di ricovero in ospedale.
La Casa di Cura San Rossore dispone di tutte le risorse necessarie a garantire ai pazienti con scompenso cardiaco una assistenza ottimale, dalle competenze professionali alla strumentazione diagnostica.
In questo primo articolo sul tema, chiediamo al Dottor Mario Marzilli, cardiologo di grande esperienza che opera anche presso la clinica, di spiegarci in cosa consiste questa patologia, chi ne viene colpito e quali sono i sintomi.
Cos’è lo scompenso cardiaco? Perché avviene?
Lo scompenso cardiaco è una grave condizione medica che rende il cuore incapace di garantire una perfusione adeguata agli organi. Clinicamente, lo scompenso è una sindrome in cui i pazienti presentano sintomi (dispnea da sforzo, edemi declivi e astenia) e segni (ipertensione venosa centrale, rumori aggiunti in ambito polmonare ) di una disfunzione strutturale o funzionale del cuore.
Nella pratica clinica, è ancora largamente utilizzata una classificazione basata su un parametro di funzione sistolica ventricolare sinistra, la frazione di eiezione, che si calcola dividendo la quantità di sangue espulsa durante la contrazione (volume del ventricolo sinistro alla fine del riempimento diastolico meno volume ventricolare alla fine della sistole) per il volume alla fine del riempimento.
Chi colpisce? Ci sono soggetti più a rischio?
L’1-2% della popolazione adulta soffre di scompenso cardiaco. Oltre i 70 anni, la prevalenza supera il 10%. Poco più della metà di questi pazienti presentano una frazione di eiezione ridotta (<40%) e poco meno una frazione di eiezione conservata. La maggior parte dei pazienti del primo gruppo, circa il 75%, sono pazienti sopravvissuti ad un infarto del miocardio. Il resto comprende pazienti con precedenti infezioni cardiache virali, abuso di alcool, pazienti trattati con chemioterapie antitumorali e pazienti con cardiomiopatia dilatativa. Il secondo gruppo comprende pazienti anziani, prevalentemente di sesso femminile, obesi e ipertesi e diabetici. Quali sono i sintomi?
I sintomi dello scompenso sono sempre gli stessi, indipendentemente dai valori della frazione di eiezione e sono fondamentalmente la dispnea e l’astenia che limitano la capacità di attività fisica. La intensità dei sintomi è la base della classificazione della severità dello scompenso in quattro livelli o Classi. Nella Classe 1 sono compresi i pazienti che non hanno limitazioni all’attività fisica ordinaria; nella Classe 2 quelli che avvertono una modesta limitazione della loro abituale attività fisica; nella Classe 3 quelli con una marcata limitazione ma ancora senza sintomi a riposo; nella Classe 4 quelli in cui qualunque attività, anche lieve, provoca i sintomi, che possono essere presenti anche a riposo.