Chirurgia della tiroide e delle paratiroidi: meno rischi con il monitoraggio NIM

La paralisi del nervo laringeo inferiore, detto anche nervo ricorrente, è sempre stata una delle complicanze più temute della chirurgia della tiroide e delle paratiroidi.

L’evoluzione delle tecnologie in medicina consente oggi di avere uno strumento di monitoraggio, il NIM – Nerve intra-operative Monitoring, utile ad evitare o comunque a ridurre questo tipo di problematiche. Ne parliamo con il professor Pietro Iacconi, specialista di Chirurgia Generale ed Endocrinochirurgiadella Casa di Cura San Rossore di Pisa, esperto di chirurgia della tiroide e paratiroide.

Professore cos’è il nervo laringeo e quali i possibili esiti di una complicanza come la paralisi?

I nervi laringei inferiori, o nervi ricorrenti, sono due: uno per lato. Passano in un tunnel, che sta dietro la tiroide per finire nel laringe, organo che gli americani chiamano “scatola della voce”. Infatti la loro funzione è consentirci di parlare, respirare, tossire in maniera efficace e deglutire senza problemi. Va da sé che la lesione di uno solo dei  nervi può comportare turbe della voce, talvolta ce ne accorgiamo solo con una visita specialistica. L’evento peggiore, seppure rarissimo, è il danno di entrambi i nervi laringei, un caso su diecimila interventi.

Come si evita questo problema?

Negli anni novanta è stato perfezionato un sistema per il monitoraggio del nervo ricorrente nel corso dell’intervento. Questo comporta: l’utilizzo di un tubo endotracheale dedicato, con due elettrodi che vanno a contatto con le corde vocali; un monitor per registrare  i movimenti delle corde vocali; un elettrodo stimolatore.

Una tale apparecchiatura ovviamente implica un costo aggiuntivo per ogni intervento eseguito. All’anestesista viene richiesto di non usare alcuni farmaci che solitamente utilizza: non deve paralizzare i muscoli, quindi vanno esclusi i curarici a lunga durata, perchè i muscoli devono potersi contrarre in modo tale da consentire al chirurgo di valutare se il nervo sta funzionando bene.

Quali sono gli scopi del monitoraggio?

Aiutare nella identificazione del nervo ricorrente, facilitarne la dissezione, valutarne la funzione prima della dissezione e dopo aver completato l’asportazione del lobo tiroideo.

È molto utile un perfezionamento che si è aggiunto negli ultimi anni: il monitoraggio continuo del nervo che avverte prima che il nervo venga danneggiato. In questo modo, anche nella malaugurata ipotesi che ciò avvenisse, il chirurgo può decidere di togliere solo metà della tiroide e rimandare l’altra metà ad un successivo intervento: così si evita il rischio di una  paralisi bilaterale. Complicanza rara ma disastrosa.

Quanto è importante l’esperienza del chirurgo nel gestire la tecnologia NIM che, lo ricordiamo, è disponibile presso la Casa di Cura San Rossore?

L’esperienza ha un’importanza fondamentale perché tutte le tecnologie, anche le più avanzate, hanno dei limiti. Il loro utilizzo richiede professionalità ma anche un’abilità che si acquisisce dopo un certo numero di operazioni eseguite.