Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica

Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica

La Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica ripara i difetti della cute e delle parti molli, nonché dell’apparato muscolo-scheletrico, dei nervi cranici e periferici. Non è una chirurgia di organo, ma spazia su tutti gli apparati, di copertura e di sostegno ed interviene dove sia necessaria una ricostruzione morfo-funzionale. Agisce dove e quando l’età modifica i tratti, corregge dove madre natura non ha dato il meglio.
Tutti gli interventi sono eseguibili da parte dei nostri specialisti.

CHIRURGIA PLASTICA RICOSTRUTTIVA

La Chirurgia Ricostruttiva ripara tutte le perdite di sostanza, della cute, dei muscoli e copre tessuti nobili come ossa e articolazioni. In particolare ricostituisce la continuità della copertura protettiva del corpo che è essenzialmente la cute. In aggiunta questa particolare branca della Chirurgia Plastica ripara le malformazioni, congenite o acquisite, ad esempio le cheilopalatoschisi, le malformazioni craniofaciali, la paralisi faciale, molte sindromi con malformazioni multiple, gli angiomi e le malformazioni vascolari, gli esiti di asportazione dei tumori delle parti molli.

Trattamenti eseguibili:

  • Asportazione di formazioni cutanee benigne (nevi, cisti, angiomi, lipomi, altro)
  • Asportazione di formazioni cutanee maligne (epiteliomi, melanoma, altro)
  • Correzione di cicatrici.
  • Decompressione di nervi periferici (sindrome del tunnel carpale e tarsale, compressione del nervo ulnare e del nervo peroneo superficiale), anche per neuropatia diabetica.
  • Riparazioni nervose con suture ed innesti
  • Malattia di Dupuytren
    (Aponeurotomia per Malattia di Dupuytren e lipofilling: trattamento mininvasivo della Malattia di Dupuytren o retrazione dell’aponeurosi palmare: nuovo intervento che permette di evitare lunghe incisioni e che consente una guarigione più rapida 
  • Correzione di sidattilia delle mani e dei piedi
  • Riparazione di lesioni tendinee
  • Dito a scatto
  • Onicocriptosi
  • Cisti mucose
  • Innesti cutanei per perdite di sostanza del tronco e degli arti.
  • Lembi di vicinanza, assiali e perforanti per ricostruzioni di perdite di sostanza.
  • Lembi microvascolari.
  • Trattamento di dermiti da raggi con lembi ed innesti adiposi
  • Asportazioni di malformazioni vascolari e angiomi
  • Ginecomastia
  • Ricostruzione mammaria con protesi, lembi ed innesti adiposi
  • Correzione di asimmetria mammaria con innesti adiposi o con protesi
  • Capezzoli introflessi
  • Plastica per fimosi
  • Rinofima
  • Cisti e fistole branchiali
  • Cisti dermoidi
  • Cisti del dotto tireoglosso
  • Chirurgia della parotide
  • Chirurgia della paralisi facciale
  • Asportazione di xantelasmi
  • Correzione di ptosi palpebrale
  • Entropion e ectropion

CHIRURGIA PLASTICA ESTETICA

La Chirurgia Estetica corregge i difetti estetici e migliora l’aspetto dell’individuo ad esempio corregge la forma del naso, le orecchie a ventola, il mento sfuggente o prominente, le mammelle troppo piccole o troppo grandi, l’addome cadente, le rughe del volto e del collo, le palpebre “stanche”.

Trattamenti eseguibili:

  • Blefaroplastica
  • Correzione di orecchie a ventola
  • Lifting della fronte, del viso e del collo
  • Rinoplastica
  • Mastopessi
  • Mastoplastica additiva con protesi o con innesti adiposi
  • Mastoplastica riduttiva
  • Correzione di lobi auricolari fessurati
  • Addominoplastica
  • Lifting delle braccia e delle cosce
  • Liposcultura
  • Lipofilling
  • Dermoabrasione
  • Chirurgia estetica dei genitali femminili

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Anestesia e rianimazione

Anestesia e rianimazione

Principali tecniche di anestesia e di sedazione:

  •  Anestesia generale
  • Anestesia loco regionale: blocchi centrali e periferici
  • Partoanalgesia
  •  Terapia del dolore post operatorio
  •  Attività di sedazione profonda per la diagnostica invasiva gastroenterologia e per le tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Numeri utili

Caposala
Saida Kraich
Tel. +39 050 586404

Prestazioni e terapie


  • Anestesia generale. Si induce attraverso l’utilizzo di farmaci ipnotici e analgesici somministrati per via endovenosa, seguiti da un mantenimento tramite farmaci inalatori o endovenosi. Sovente  i pazienti in anestesia generale vengono immobilizzati con farmaci miorilassanti e necessitano quindi di un supporto completo della funzione respiratoria tramite ventilatori artificiali. Al termine dell’intervento l’azione di questi farmaci viene antagonizzata e l’anestesia alleggerita fino al completo recupero da parte del paziente dell’autonomia ventilatoria. I pazienti vengono quindi trasferiti in un’area di risveglio, da dove vengono dimessi per tornare in reparto nel momento in cui si verifica un completo recupero della coscienza e dell’omeostasi cardiorespiratoria.
  • Anestesia loco-regionale. Esistono molte tecniche di anestesia loco-regionale. Le più utilizzate sono l’anestesia spinale e l’anestesia epidurale. Queste tecniche prevedono l’iniezione di anestetici locali all’interno del sacco durale o nello spazio epidurale con blocco delle fibre nervose che portano informazioni dolorose dalla periferia al sistema nervoso centrale. Le anestesie spinali ed epidurali vengono effettuate singolarmente per interventi sugli arti o sul basso addome, mentre per interventi sull’alto addome vengono abitualmente associate a una sedazione per il comfort del paziente. Generalmente l’anestesia epidurale prevede  il posizionamento di un catetere che consente di infondere anestetici locali e analgesici per i primi giorni dopo l’intervento, ottimizzando il controllo del dolore e quindi il recupero funzionale del paziente dopo l’operazione.
  • Blocchi periferici. È una tecnica utilizzata per le procedure ortopediche che coinvolgono le estremità.
  • Anestesia locale. Molti interventi chirurgici, come gli interventi oculistici o interventi in day hospital, vengono invece effettuati con un’anestesia locale tramite infiltrazione diretta di miscele anestetiche nel punto di ferita. Abitualmente si associa una sedazione più o meno profonda per dare risultati migliori.

L’intervento chirurgico si accompagna sempre a dolore sia in sede di ferita sia in zone distanti dalla ferita stessa.

Trattare il dolore acuto postoperatorio, oltre che per motivi etici, nasce dall’osservazione che esso si accompagna a cambiamenti fisiopatologici a carico di organi e apparati, i quali possono esporre il paziente a diverse complicanze.
Tale servizio ha quindi un’importanza fondamentale perché riduce le problematiche postoperatorie e accelera la ripresa del paziente, diminuendo le giornate di degenza.

Un adeguato trattamento del dolore non può essere raggiunto senza il continuo monitoraggio del paziente e la stretta collaborazione tra personale medico e infermieristico.
Il modello organizzativo adottato dalla Casa di Cura San Rossore prevede la cooperazione tra le seguenti figure professionali:

  • L’anestesista applica i protocolli, effettua il controllo di qualità, valuta i benefici e gli effetti collaterali e valuta il dolore del paziente.
  • infermiere di degenza : controlla i parametri vitali, somministra la terapia e rileva l’entità del dolore.

Il dolore da parto è molto intenso: curare il dolore del travaglio di parto può contribuire non solo a migliorare la qualità di vita della futura madre, ma anche a ridurre gli effetti che il dolore stesso provoca sull’unità materno-fetale.
Il parto è diviso in tre momenti, denominati fase dilatativa, fase espulsiva e fase del secondamento. Il dolore che lo accompagna può essere descritto come bifasico. La fase dilatativa è caratterizzata da un dolore intermittente, mal localizzabile, sincrono con le contrazioni uterine, che aumenta con la progressiva dilatazione della cervice uterina.
Con la progressione del travaglio, l’approssimarsi della fase espulsiva e la discesa della parte presentata, il dolore diventa più localizzato e più intenso: la paziente lo avverte in sede pelvica, vaginale e perineale.
Scopo dell’analgesia epidurale è quello di togliere la sensazione dolorosa;
La puntura epidurale, eseguita a livello intervertebrale lombare, può essere praticata in qualsiasi paziente consenziente nella quale non esistano controindicazioni cliniche.
L’anestesista posizione il catetere epidurale e inizia la somministrazione di farmaci: le contrazioni a poco a poco appariranno meno dolorose fino a essere percepite come senso di pressione.
La riduzione del dolore non implica una paralisi muscolare, pertanto la donna può muoversi e camminare.
Il catetere epidurale può essere sfruttato per fare una anestesia epidurale per un eventuale taglio cesareo, somministrando una dose più concentrata di farmaco anestetico.

Dispone di 3 sale operatorie e una sala parto dotate di apparecchi di anestesia con sistema di ventilazione automatica e monitoraggio continuo cardiocircolatorio e respiratorio, un’area di risveglio e preparazione del paziente.

PRINCIPALI TRATTAMENTI

  • Trattamento intensivo di pazienti critici, in particolare:
    • trattamento dell’insufficienza respiratoria;
    • trattamento dell’insufficienza cardiocircolatoria (shock settico, ipovolemico e cardiogeno);
    • trattamento farmacologico/dialitico dell’insufficienza renale acuta associata a patologie cardiocircolatorie, respiratorie o stati settici;
  • Monitoraggio intensivo delle funzioni vitali di pazienti chirurgici e post-chirurgici
  • Assistenza/sedazione presso il Servizio di Radiologia convenzionale (assistenza durante l’introduzione di mezzo di contrasto in pazienti allergici)
  • Assistenza/sedazione presso il Servizio di Endoscopia

Il Servizio di Anestesia utilizza protocolli di trattamento basati sulle principali linee guida nazionali e internazionali.

Caratteristiche:

4 letti di degenza attrezzati per il monitoraggio emodinamico completo, con sistema d’assistenza respiratoria meccanica in grado di assicurare varie forme di ventilazione e sistemi di pompe infusionali per somministrare in modo preciso farmaci e sostanze nutrizionali.

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Chirurgia toracica

Chirurgia toracica

La chirurgia toracica si occupa delle patologie inerenti agli organi presenti nel torace in particolare della parete toracica, dei polmoni, delle pleure dell’esofago e del mediastino.

Prestazioni offerte

  • Diagnosi stadiazione e trattamento (chirurgico, radioterapico e chemioterapico) del tumore del polmone;
  • Diagnosi stadiazione e trattamento (chirurgico, radioterapico e chemioterapico) dei tumori della pleura;
  • Diagnosi e trattamento dei versamenti pleurici (sia con toracentesi che con posizionamento di drenaggi; transtoracici);
  • Agobiopsie e agoaspirati delle lesioni della parete toracica e di quelle polmonari che giungono a parete.

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Chirurgia bariatrica

Chirurgia bariatrica

La Chirurgia Bariatrica si esegue quasi esclusivamente attraverso un accesso chirurgico mini-invasivo come la laparoscopia o procedure altamente poco-invasive e reversibili come il bendaggio gastrico ed il by-pass gastrico. Ma esistono anche interventi irreversibili come la gastrectomia verticale (sleeve gastrectomy) e la diversione bilio-pancreatica con/senza duodenal switch.

Ognuno di questi interventi incide con diversa efficacia sul calo di peso e pertanto anche sulla risoluzione delle co-morbosità.

La decisione di eseguirne uno piuttosto che un altro deriva dall’accurata valutazione della tipologia di obesità (ginoide/viscerale), del BMI, delle abitudini alimentari del paziente, e quindi della presenza o meno di gravi disturbi del comportamento alimentare, oltre che della presenza di patologie associate come il Diabete Mellito di tipo 2.

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Chirurgia urologica

La Chirurgia Urologica

La Chirurgia Urologica in generale si occupa della chirurgia tradizionale, dell’endoscopia urologica e in parte della chirurgia dei genitali.

Oltre alla Chirurgia Urologica tradizionale e all’endoscopia in Casa di Cura San Rossore sono state perfezionate le tecniche di chirurgia ricostruttiva urogenitale.

La chirurgia ricostruttiva urogenitale è infatti una branca superspecialistica che sta prendendo campo sempre più insistentemente nel panorama chirurgico internazionale.

Le patologie che richiedono l’intervento del chirurgo urogenitale sono svariate. Tra le tante:

  • La patologia neoplastica dei genitali, in cui fino ad oggi ci si avvaleva della chirurgia demolitiva.
  • Il tumore del pene, per il quale fino a poco tempo fa si ricorreva all’amputazione dell’organo, con le ovvie conseguenze funzionali e psicologiche, specie in soggetti giovani. Grazie a tecniche di chirurgia ricostruttiva urogenitale e plastica è ora possibile ricostruire la porzione amputata con ottimi risultati estetici e funzionali. Grazie, poi, alla chirurgia della disfunzione erettile, è possibile impiantare protesi tricomponenti idrauliche, con ripresa dell’attività sessuale.
  • La malattia di La Peyronie o induratio penis plastica.
  • La traumatologia dei genitali.
  • Le patologie congenite dei genitali maschili come il pene curvo congenito o l’ipospadia
  • L’incontinenza maschile. Alcuni pazienti sottoposti a prostatectomia radicale per tumore della prostata sono affetti da incontinenza urinaria: attualmente esistono tecniche chirurgiche perineali che permettono, con l’applicazione di dispositivi di sospensione uretrale, il ripristino della continenza.
  • L’incontinenza urinaria femminile, per la quale esistono tecniche mini invasive transvaginali che permettono il ripristino della continenza.
  • Il prolasso vescicale femminile, per il quale esistono tecniche chirurgiche vaginali che tramite l’applicazione di reti di prolene ricostituiscono l’integrità estetica e funzionale femminile.
  • La patologia traumatica del bacino o le infezioni uretrali, che possono essere poi responsabili di stenosi più o meno complesse di porzioni più o meno estese dell’uretra sia anteriore che posteriore. Con la chirurgia dell’uretra grazie a tecniche di chirurgia ricostruttiva con l’impiego di innesti di mucosa buccale o di cute vengono ricostruite stenosi urerali.

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Chirurgia colon-proctologica

Chirurgia colon-proctologica

Le emorroidi o patologia emorroidaria sono la malattia proctologica più frequentemente riscontrata. Si ritiene che circa il 50% della popolazione che ha superato i 50 anni, nei paesi più industrializzati, soffra o abbia sofferto di disturbi collegati alla patologia emorroidaria (emorroidi).

L’intervento chirurgico più innovativo per quanto riguarda la cura delle emorroidi è il THD (Dearterializzazione arterie emorroidarie per via transanale), metodo che viene eseguito grazie a un’apparecchiatura alla quale viene collegato un anoscopio, appositamente costruito per questo uso.

THD è un metodo all’avanguardia nel trattamento delle emorroidi, perchè rivoluziona l’approccio chirurgico alla malattia emorroidaria, garantendo massima efficacia di risultati e riducendo al minimo i livelli di invasività, dolore e stress per il paziente.

Il metodo che comprende la dearterializzazione, ovvero l’individuazione e la legatura selettiva delle branche terminali dell’arteria rettale superiore, è la mucopessìa, ovvero il riposizionamento, grazie a dei punti sottomucosi dati dal punto di legatura dell’arteria fino alla linea pettinea, dei cuscinetti nella loro naturale sede anatomica; il tutto in anestesia locale con sedazione, in modo da consentire al paziente il ripristino della normale fisiologia ed una rapida ripresa post-operatoria, e senza asportazione di tessuto. Pertanto nel post-operatorio i disturbi per il paziente sono ridotti rispetto ai metodi più invasivi.

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Flebologia chirurgica

Flebologia chirurgica

VARICI DEGLI ARTI INFERIORI

Definizione: le varici sono una dilatazione patologica di alcune vene degli arti inferiori e rappresentano il II stadio della Malattia Venosa Cronica. Tale patologia è più frequente nel sesso femminile (3:1 – 4:1), ha una spiccata componente familiare e su di essa influiscono altri fattori come il tipo di attività lavorativa, l’ambiente lavorativo, l’alimentazione (importanza del peso) e l’attività fisica.

Sintomi: Possono provocare disturbi quali pesantezza delle gambe, edema (gonfiore) delle caviglie, smania, prurito, formicolio, dolore, bruciore e crampi notturni. Nei casi più gravi e se presenti da molto tempo, possono comparire tromboflebiti di alcune di esse, eczemi (lesioni arrossate e pruriginose), dicromie cutanee associate ad indurimento della cute (lipodermatosclerosi) e nei casi ancora più gravi possono comparire ulcere.

Tipi di intervento:

È importante, prima di intraprendere qualsiasi trattamento, sottoporsi ad una visita specialistica che deve necessariamente prevedere nel corso della stessa anche un esame Ecocolor-Doppler per definire l’origine, la causa, che ha portato allo sviluppo delle varici ed il miglior approccio per eliminarle.

MICROCHIRURGIA

Indicazioni: sono candidati tutti quei pazienti allo stadio iniziale della malattia.

Tipo di Anestesia: locale

In cosa consiste l’intervento: mediante microincisioni si asportano chirurgicamente le varicosità. Questo tipo di tecnica, proprio per ma sua mininvasività, non prevede tagli e quindi cicatrici; dopo la rimozione delle varici vengono applicati solo cerotti sterili.

Decorso post-operatorio: dopo l’intervento il paziente cammina subito e dopo circa 20 minuti può tornare alla propria attività.

CHIRURGIA TRADIZIONALE

Indicazioni: sono candidati tutti quei pazienti in stadio avanzato della malattia con dilatazione eccessiva della vena grande safena o che presentano anomalie nel decorso della grande safena e che non possono pertanto essere sottoposte a trattamenti endovascolari (LASER o Radiofrequenza)

Tipo di Anestesia: locale assistita

In cosa consiste l’intervento: si effettua un piccolo taglio (circa 4-5 cm) all’inguine, si rimuove la parte malata della vena grande safena e si completa l’intervento asportando le varici presenti mediante delle microincisioni (circa 2-3 mm).

Tipo di ricovero: Day Hospital

Decorso post-operatorio: dopo circa 15 minuti dall’intervento si riprende la deambulazione e dopo circa 2 ore il paziente viene dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per circa due settimane.

CHIRURGIA CON LASER O CON RADIOFREQUENZA

Indicazioni: sono candidati quei pazienti il cui stadio di malattia non è avanzato e la cui vena grande safena o piccola safena da trattare mostrano specifiche caratteristiche ecografiche.

Tipo di Anestesia: locale

In cosa consiste l’intervento: si effettua una microincisione (circa 2-3 mm) sulla coscia o sulla gamba (la sede varia da caso a caso), si inserisce all’interno della vena da trattare una fibra LASER o per Radiofrequenza; si effettua una anestesia tumescente ecoguidata dell’asse venoso e si oblitera la vena. L’intervento viene completato con l’asportazione delle varici presenti mediante delle microincisioni (circa 2-3 mm).

Tipo di Ricovero: ambulatoriale

Decorso post-operatorio: il paziente può deambulare dopo circa 10 minuti dall’intervento e dopo circa 30 minuti può essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per circa due settimane.

SCLEROTERAPIA / SCLEROFOAM

Indicazioni: qualsiasi tipo di paziente può sottoporsi a tale procedura. In genere viene riservata a chi non può affrontare gli interventi precedentemente descritti (il cui risultato ha una maggiore durata nel tempo)

Tipo di Anestesia: nessuna

In cosa consiste l’intervento: si inietta all’interno della vena da trattare una sostanza chimica in forma liquida o in forma di schiuma (Scleromousse o Sclerofoam)

Tipo di Ricovero: ambulatoriale

Decorso post-operatorio: il paziente deambula subito e può, dopo circa 30 minuti, essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per almeno due settimane.

TRATTAMENTO EMODINAMICO (CHIVA o ASVAL)

Indicazioni: qualsiasi tipo di paziente può essere sottoposto a tale procedura.

Tipo di Anestesia: locale/locale assistita

In cosa consiste l’intervento: tale tecnica prevede molteplici interventi programmati a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro con lo scopo di favorire il passaggio del flusso sanguigno dalle vene superficiali malate a quelle profonde. Si fanno piccole incisioni (da 2-3 mm a 4-5 cm) in uno o più punti della coscia o della gamba mediante le quali si legano alcuni tipi di vene. Non è prevista l’asportazione delle varici presenti che, nel tempo, scompaiono autonomamente.

Tipo di ricovero: ambulatoriale

Decorso post-operatorio: a seconda del livello a cui si interviene il paziente deambula subito o dopo circa 20 minuti e può dopo circa 30 minuti essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per almeno due settimane.

È importante, prima di intraprendere qualsiasi trattamento, sottoporsi ad una visita specialistica che deve necessariamente prevedere nel corso della stessa anche un esame Ecocolor-Doppler per definire l’origine, la causa, che ha portato allo sviluppo delle varici ed il miglior approccio per eliminarle.

Per informazioni si può telefonare al seguente recapito: 050586217

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Chirurgia della caviglia

Chirurgia della caviglia

La maggior parte dei pazienti che presentano una lesione acuta alla caviglia trae beneficio dalla fisioterapia, ma, in caso di persistenza del disturbo, la soluzione più efficace risulta essere la riparazione artroscopica dei legamenti.

Spesso il dolore alla caviglia deriva da un impingement o da una lesione della cartilagine. Anche il dolore al retropiede deriva da impingement, lesioni cartilaginee o disturbi al tendine d’Achille. A sua volta, il dolore al tendine d’Achille deriva da una tendinopatia o da una borsite.
Nonostante esistano diverse opzioni di trattamento per le lesioni cartilaginee e la maggior parte di esse siano trattate mediante artroscopia, ogni paziente è diverso e, quindi, ogni lesione richiede una soluzione su misura.

Disturbi trattati:

  • Tendine d’Achille
  • Artrosi
  • Lesioni cartilaginee e difetti osteocondrali
  • Impingement anteriore e posteriore della caviglia
  • Instabilità della caviglia
  • Disturbi del tendine peroneo e tibiale posteriore

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Chirurgia della mano

Chirurgia della mano

La Chirurgia della Mano interviene per il trattamento delle seguenti patologie:

  • Neuropatie periferiche compressive dell’arto superiore (Sindrome del tunnel carpale, compressione del nervo ulnare / radiale)
  • Tenosinoviti (Dito a scatto, malattia di De Quervain)
  • Malattia di Dupuytren
    (Aponeurotomia per Malattia di Dupuytren e lipofilling: trattamento mininvasivo della Malattia di Dupuytren o retrazione dell’aponeurosi palmare: nuovo intervento che permette di evitare lunghe incisioni e che consente una guarigione più rapida [dott.ssa Grazia Salimbeni])
  • Rizoartrosi, artrosi della mano e/o del polso
  • Artrite reumatoide con relative deformità del polso e/o delle dita
  • Lesioni tendinee flessori/estensori, dito a martello, lesione di Segond
  • Lesione legamento collaterale ulnare 1°mf (lesione di Stener)
  • Malformazioni congenite mano
  • Tumori alla mano (epitelioma, xantoma, schwannoma, lipoma, angioma, etc.)
  • Traumi complessi della mano e/o del polso con lesioni tendinee, nervose ed ossee
  • Reimpianti con tecnica microchirurgica
  • Esiti post-traumatici della mano, esiti ustione alla mano

Qualche informazione in più


Sindrome del tunnel carpale (STC)

La Sindrome del Tunnel Carpale (STC) è la neuropatia periferica più frequente ed è dovuta alla compressione del nervo mediano al polso nel suo passaggio attraverso il tunnel carpale.
 Il tunnel carpale è un condotto localizzato al polso formato da alcune ossa carpali sulle quali è teso il legamento trasverso del carpo (LTC), un nastro fibroso che costituisce il tetto del tunnel. All’interno di questa conduttura decorre il nervo mediano insieme ai 9 tendini flessori delle dita. La terapia chirurgica della Sindrome del Tunnel Carpale è indicata in presenza della tipica sintomatologia algico-parestesica, previa conferma elettromiografica (EMG).

La tecnica tradizionale, che rimane comunque sempre valida, prevede un’incisione longitudinale di 2-3 cm alla mano, distalmente alla piega del polso, che consente l’apertura del condotto carpale mediante la sezione del LTC.

La tecnica endoscopica, utilizzata presso la Casa di Cura San Rossore, prevede invece una piccola incisione trasversale a livello della piega del polso che consente d’inserire un endoscopio collegato al sistema di videocamera, che permette una perfetta visualizzazione dell’interno del tunnel carpale e delle relative strutture.
Dopo il corretto posizionamento del sistema coassiale, e sotto controllo visivo permanente, una semplice pressione sul pulsante del manipolo, consente la sezione del legamento mediante azione retrograda del manipolo stesso.
Questo sistema innovativo con il suo concetto di chirurgia mini-invasiva offre al paziente vantaggi significativi sia nei tempi di ripresa dell’attività lavorativa, sia in termini di sicurezza, sia nei minimi esiti cicatriziali.

Il dito a scatto o morbo di Notta

Il fenomeno del dito a scatto è dovuto ad un difficoltoso scorrimento dei tendini flessori nel condotto digitale, espressione di un processo infiammatorio degli stessi.

Lo scatto è spesso doloroso, e comporta una discreta limitazione funzionale della mano, pertanto si rende necessario l’intervento di puleggiotomia, con il quale il tunnel digitale viene aperto e lo scorrimento tendineo ripristinato.

Si raccomanda una mobilizzazione immediata delle dita, favorito anche dalla riduzione rapida del quadro doloroso.

La tenosinovite stenosante di De Quervain

Si tratta di una tendinite spesso molto dolorosa del polso, determinata dall’infiammazione dei tendini abduttore lungo ed estensore breve del pollice, che decorrono nel primo condotto degli estensori.

Viene definita stenosante perché caratterizzata anch’essa da un conflitto dei tendini con le pareti del condotto, determinato sia da una predisposizione anatomica che da fattori scatenanti, come attività manuali ripetitive.

Il sintomo principale è il dolore sul lato radiale del polso, esacerbato da particolari movimenti della mano (segno di Finkelstein).

Il trattamento conservativo più efficace risulta la infiltrazione locale di cortisonici associata all’utilizzo di splint, ma la soluzione definitiva è rappresentata dall’intervento di puleggioplastica.

L’operazione consiste in una piccola incisione cutanea che consente di ampliare il tunnel e di rimuovere la sinovite, risolvendo rapidamente il quadro doloroso.

Il morbo di Dupuytren

È una tipica patologia della mano caratterizzata dalla insorgenza di noduli fibrosi nel palmo della mano, che evolvono lentamente in corde retraenti i raggi digitali, in particolare a livello del 4°/5° raggio.

La malattia ha spesso carattere familiare e colpisce prevalentemente il sesso maschile, sebbene con discreta variabilità individuale in termini di gravità e di progressione.

L’intervento di aponevrectomia selettiva rappresenta ancora la principale tecnica chirurgica correttiva, e deve essere effettuata da chirurghi esperti, date le strutture vasculo-nervose presenti nel palmo della mano e la necessità di plastiche cutanee.

Un trattamento fisioterapico post-intervento è sempre raccomandato.

La Rizoartrosi

Viene così definito il quadro di artrosi della base del pollice, che si sviluppa a carico dell’articolazione trapezio-metacarpale. Tale articolazione permette l’opponibilità del pollice alle dita lunghe, risultando fondamentale per la funzione prensile globale della mano.

La malattia rientra in un normale processo degenerativo delle cartilagini ma può manifestarsi con un quadro doloroso locale che si accentua nei movimenti di prensione, comportando una limitazione funzionale spesso grave.

Il trattamento inizialmente è conservativo (utilizzo di tutori specifici, terapie fisiche e farmacologiche)

In caso di dolore molto intenso possono essere utilizzate infiltrazioni intra-articolari di acido Jaluronico o di cortisonici, ma la soluzione definitiva è rappresentata dall’intervento di artroplastica in sospensione, che prevede l’asportazione del trapezio ed una plastica tendinea.

L’intervento in questione non comporta l’impianto di materiale estraneo come protesi o mezzi di sintesi. Occorre mantenere una piccola doccia gessata per 3 settimane, ed iniziare quindi un ciclo di fisioterapia.

Artrite reumatoide

L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica di origine autoimmune che colpisce le articolazioni, si manifesta più frequentemente tra i 30 e i 50 anni prediligendo il sesso femminile.

La malattia è caratterizzata dalla proliferazione di un tessuto sinoviale con attività erosiva a partenza dalle articolazioni, per poi interessare progressivamente le ossa ed i tendini.

Le articolazioni colpite sono inizialmente quelle delle estremità, le piccole articolazioni delle mani e dei piedi, che si infiammano in modo simmetrico provocando rigidità, dolori e tumefazioni, e compromettendo progressivamente la funzionalità articolare. L’andamento dell’artrite reumatoide è variabile, generalmente caratterizzato da periodi di esacerbazione e di quiescenza della malattia.

Le conseguenze del processo cronico degenerativo a carico della mano possono essere estremamente varie, sempre espressione dell’interessamento articolare, capsulare, tendineo ed osseo, venendo a configurare nel tempo le deformità tipiche della malattia.

A tale scopo l’esperienza nella terapia chirurgica della mano reumatoide suggerisce la sinoviectomia precoce, vale a dire una sorta di pulizia delle articolazioni e dei tendini, al fine di prevenire le complicanze evolutive più gravi.

Le complicanze extra articolari sono rappresentate in genere dalle rotture tendinee, che possono essere trattate con solidarizzazioni o traferimenti tendinei, mentre la chirurgia delle lesioni ossee ed articolari prevede in genere gli impianti protesici o le artrodesi.

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