L’incidenza del reflusso gastroesofageo (RGE) è in aumento nella popolazione occidentale, colpendo una persona su tre in Italia e con il rischio di sviluppare la
patologia che cresce con l’età. Il RGE è un fenomeno normale fino a un certo punto e può verificarsi occasionalmente anche nelle persone sane, soprattutto dopo i pasti. Tuttavia, in alcuni casi, diventa patologico e
causa sintomi persistenti e danni alla mucosa
esofagea.

Le cause della malattia da reflusso gastroesofageo includono problemi intrinseci dell’esofago, come debolezza muscolare o rilassamenti occasionali del muscolo tra stomaco ed esofago, problemi di movimento dell’esofago o problemi anatomici. Questi problemi causano l’esposizione dell’esofago ai contenuti acidi e non acidi dello stomaco, portando al verificarsi di sintomi comuni come bruciore
di stomaco e rigurgito, e di sintomi “atipici” come dolore al petto, erosione dei denti, tosse cronica, laringite o asma.

Il trattamento di prima scelta per il RGE coinvolge farmaci che riducono l’acidità dello stomaco. Anche se efficaci, non eliminano completamente il reflusso e possono causare problemi a lungo termine. L’intervento chirurgico diventa una valida opzione quando la terapia farmacologica non è efficace. Le moderne tecniche chirurgiche mirano a ripristinare la normale anatomia del cardias e a creare una barriera antireflusso, spesso attraverso una procedura chiamata fundoplicatio. Questo intervento, eseguito con tecniche mininvasive che comportano piccole incisioni addominali, consente una rapida ripresa, con la maggior parte dei pazienti che lascia l’ospedale dopo uno o due giorni e ritorna presto a una dieta normale. Queste tecniche mininvasive sono utilizzate anche nella chirurgia oncologica per trattare tumori dell’esofago e dello stomaco.

I tumori dell’esofago rappresentano una sfida significativa in oncologia e richiedono un trattamento complesso che coinvolge oncologi, radioterapisti e chirurghi. Il trattamento chirurgico più comune prevede la rimozione di una parte dell’esofago e dello stomaco, seguita dalla ricostruzione
del condotto esofageo. Durante l’intervento, vengono anche rimossi i linfonodi vicini, sia nell’addome superiore che nel torace. Un notevole progresso è stato fatto con l’introduzione della chirurgia mininvasiva, che ha sostituito rapidamente la chirurgia tradizionale, portando a risultati postoperatori migliori e a una ripresa più veloce per i pazienti. La diagnosi di tumore esofageo avviene spesso quando la malattia è già avanzata, rendendo difficile la rimozione endoscopica e, talvolta, anche la chirurgia non è sufficiente. Pertanto, è essenziale pianificare un trattamento multidisciplinare.

Presso la Casa di Cura San Rossore, dopo una valutazione completa, il paziente viene seguito da un team di specialisti che monitora il suo stato clinico e nutrizionale.