Flebologia chirurgica

Flebologia chirurgica

VARICI DEGLI ARTI INFERIORI

Definizione: le varici sono una dilatazione patologica di alcune vene degli arti inferiori e rappresentano il II stadio della Malattia Venosa Cronica. Tale patologia è più frequente nel sesso femminile (3:1 – 4:1), ha una spiccata componente familiare e su di essa influiscono altri fattori come il tipo di attività lavorativa, l’ambiente lavorativo, l’alimentazione (importanza del peso) e l’attività fisica.

Sintomi: Possono provocare disturbi quali pesantezza delle gambe, edema (gonfiore) delle caviglie, smania, prurito, formicolio, dolore, bruciore e crampi notturni. Nei casi più gravi e se presenti da molto tempo, possono comparire tromboflebiti di alcune di esse, eczemi (lesioni arrossate e pruriginose), dicromie cutanee associate ad indurimento della cute (lipodermatosclerosi) e nei casi ancora più gravi possono comparire ulcere.

Tipi di intervento:

È importante, prima di intraprendere qualsiasi trattamento, sottoporsi ad una visita specialistica che deve necessariamente prevedere nel corso della stessa anche un esame Ecocolor-Doppler per definire l’origine, la causa, che ha portato allo sviluppo delle varici ed il miglior approccio per eliminarle.

MICROCHIRURGIA

Indicazioni: sono candidati tutti quei pazienti allo stadio iniziale della malattia.

Tipo di Anestesia: locale

In cosa consiste l’intervento: mediante microincisioni si asportano chirurgicamente le varicosità. Questo tipo di tecnica, proprio per ma sua mininvasività, non prevede tagli e quindi cicatrici; dopo la rimozione delle varici vengono applicati solo cerotti sterili.

Decorso post-operatorio: dopo l’intervento il paziente cammina subito e dopo circa 20 minuti può tornare alla propria attività.

CHIRURGIA TRADIZIONALE

Indicazioni: sono candidati tutti quei pazienti in stadio avanzato della malattia con dilatazione eccessiva della vena grande safena o che presentano anomalie nel decorso della grande safena e che non possono pertanto essere sottoposte a trattamenti endovascolari (LASER o Radiofrequenza)

Tipo di Anestesia: locale assistita

In cosa consiste l’intervento: si effettua un piccolo taglio (circa 4-5 cm) all’inguine, si rimuove la parte malata della vena grande safena e si completa l’intervento asportando le varici presenti mediante delle microincisioni (circa 2-3 mm).

Tipo di ricovero: Day Hospital

Decorso post-operatorio: dopo circa 15 minuti dall’intervento si riprende la deambulazione e dopo circa 2 ore il paziente viene dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per circa due settimane.

CHIRURGIA CON LASER O CON RADIOFREQUENZA

Indicazioni: sono candidati quei pazienti il cui stadio di malattia non è avanzato e la cui vena grande safena o piccola safena da trattare mostrano specifiche caratteristiche ecografiche.

Tipo di Anestesia: locale

In cosa consiste l’intervento: si effettua una microincisione (circa 2-3 mm) sulla coscia o sulla gamba (la sede varia da caso a caso), si inserisce all’interno della vena da trattare una fibra LASER o per Radiofrequenza; si effettua una anestesia tumescente ecoguidata dell’asse venoso e si oblitera la vena. L’intervento viene completato con l’asportazione delle varici presenti mediante delle microincisioni (circa 2-3 mm).

Tipo di Ricovero: ambulatoriale

Decorso post-operatorio: il paziente può deambulare dopo circa 10 minuti dall’intervento e dopo circa 30 minuti può essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per circa due settimane.

SCLEROTERAPIA / SCLEROFOAM

Indicazioni: qualsiasi tipo di paziente può sottoporsi a tale procedura. In genere viene riservata a chi non può affrontare gli interventi precedentemente descritti (il cui risultato ha una maggiore durata nel tempo)

Tipo di Anestesia: nessuna

In cosa consiste l’intervento: si inietta all’interno della vena da trattare una sostanza chimica in forma liquida o in forma di schiuma (Scleromousse o Sclerofoam)

Tipo di Ricovero: ambulatoriale

Decorso post-operatorio: il paziente deambula subito e può, dopo circa 30 minuti, essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per almeno due settimane.

TRATTAMENTO EMODINAMICO (CHIVA o ASVAL)

Indicazioni: qualsiasi tipo di paziente può essere sottoposto a tale procedura.

Tipo di Anestesia: locale/locale assistita

In cosa consiste l’intervento: tale tecnica prevede molteplici interventi programmati a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro con lo scopo di favorire il passaggio del flusso sanguigno dalle vene superficiali malate a quelle profonde. Si fanno piccole incisioni (da 2-3 mm a 4-5 cm) in uno o più punti della coscia o della gamba mediante le quali si legano alcuni tipi di vene. Non è prevista l’asportazione delle varici presenti che, nel tempo, scompaiono autonomamente.

Tipo di ricovero: ambulatoriale

Decorso post-operatorio: a seconda del livello a cui si interviene il paziente deambula subito o dopo circa 20 minuti e può dopo circa 30 minuti essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per almeno due settimane.

È importante, prima di intraprendere qualsiasi trattamento, sottoporsi ad una visita specialistica che deve necessariamente prevedere nel corso della stessa anche un esame Ecocolor-Doppler per definire l’origine, la causa, che ha portato allo sviluppo delle varici ed il miglior approccio per eliminarle.

Per informazioni si può telefonare al seguente recapito: 050586217

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Chirurgia della caviglia

Chirurgia della caviglia

La maggior parte dei pazienti che presentano una lesione acuta alla caviglia trae beneficio dalla fisioterapia, ma, in caso di persistenza del disturbo, la soluzione più efficace risulta essere la riparazione artroscopica dei legamenti.

Spesso il dolore alla caviglia deriva da un impingement o da una lesione della cartilagine. Anche il dolore al retropiede deriva da impingement, lesioni cartilaginee o disturbi al tendine d’Achille. A sua volta, il dolore al tendine d’Achille deriva da una tendinopatia o da una borsite.
Nonostante esistano diverse opzioni di trattamento per le lesioni cartilaginee e la maggior parte di esse siano trattate mediante artroscopia, ogni paziente è diverso e, quindi, ogni lesione richiede una soluzione su misura.

Disturbi trattati:

  • Tendine d’Achille
  • Artrosi
  • Lesioni cartilaginee e difetti osteocondrali
  • Impingement anteriore e posteriore della caviglia
  • Instabilità della caviglia
  • Disturbi del tendine peroneo e tibiale posteriore

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Chirurgia della mano

Chirurgia della mano

La Chirurgia della Mano interviene per il trattamento delle seguenti patologie:

  • Neuropatie periferiche compressive dell’arto superiore (Sindrome del tunnel carpale, compressione del nervo ulnare / radiale)
  • Tenosinoviti (Dito a scatto, malattia di De Quervain)
  • Malattia di Dupuytren
    (Aponeurotomia per Malattia di Dupuytren e lipofilling: trattamento mininvasivo della Malattia di Dupuytren o retrazione dell’aponeurosi palmare: nuovo intervento che permette di evitare lunghe incisioni e che consente una guarigione più rapida [dott.ssa Grazia Salimbeni])
  • Rizoartrosi, artrosi della mano e/o del polso
  • Artrite reumatoide con relative deformità del polso e/o delle dita
  • Lesioni tendinee flessori/estensori, dito a martello, lesione di Segond
  • Lesione legamento collaterale ulnare 1°mf (lesione di Stener)
  • Malformazioni congenite mano
  • Tumori alla mano (epitelioma, xantoma, schwannoma, lipoma, angioma, etc.)
  • Traumi complessi della mano e/o del polso con lesioni tendinee, nervose ed ossee
  • Reimpianti con tecnica microchirurgica
  • Esiti post-traumatici della mano, esiti ustione alla mano

Qualche informazione in più


Sindrome del tunnel carpale (STC)

La Sindrome del Tunnel Carpale (STC) è la neuropatia periferica più frequente ed è dovuta alla compressione del nervo mediano al polso nel suo passaggio attraverso il tunnel carpale.
 Il tunnel carpale è un condotto localizzato al polso formato da alcune ossa carpali sulle quali è teso il legamento trasverso del carpo (LTC), un nastro fibroso che costituisce il tetto del tunnel. All’interno di questa conduttura decorre il nervo mediano insieme ai 9 tendini flessori delle dita. La terapia chirurgica della Sindrome del Tunnel Carpale è indicata in presenza della tipica sintomatologia algico-parestesica, previa conferma elettromiografica (EMG).

La tecnica tradizionale, che rimane comunque sempre valida, prevede un’incisione longitudinale di 2-3 cm alla mano, distalmente alla piega del polso, che consente l’apertura del condotto carpale mediante la sezione del LTC.

La tecnica endoscopica, utilizzata presso la Casa di Cura San Rossore, prevede invece una piccola incisione trasversale a livello della piega del polso che consente d’inserire un endoscopio collegato al sistema di videocamera, che permette una perfetta visualizzazione dell’interno del tunnel carpale e delle relative strutture.
Dopo il corretto posizionamento del sistema coassiale, e sotto controllo visivo permanente, una semplice pressione sul pulsante del manipolo, consente la sezione del legamento mediante azione retrograda del manipolo stesso.
Questo sistema innovativo con il suo concetto di chirurgia mini-invasiva offre al paziente vantaggi significativi sia nei tempi di ripresa dell’attività lavorativa, sia in termini di sicurezza, sia nei minimi esiti cicatriziali.

Il dito a scatto o morbo di Notta

Il fenomeno del dito a scatto è dovuto ad un difficoltoso scorrimento dei tendini flessori nel condotto digitale, espressione di un processo infiammatorio degli stessi.

Lo scatto è spesso doloroso, e comporta una discreta limitazione funzionale della mano, pertanto si rende necessario l’intervento di puleggiotomia, con il quale il tunnel digitale viene aperto e lo scorrimento tendineo ripristinato.

Si raccomanda una mobilizzazione immediata delle dita, favorito anche dalla riduzione rapida del quadro doloroso.

La tenosinovite stenosante di De Quervain

Si tratta di una tendinite spesso molto dolorosa del polso, determinata dall’infiammazione dei tendini abduttore lungo ed estensore breve del pollice, che decorrono nel primo condotto degli estensori.

Viene definita stenosante perché caratterizzata anch’essa da un conflitto dei tendini con le pareti del condotto, determinato sia da una predisposizione anatomica che da fattori scatenanti, come attività manuali ripetitive.

Il sintomo principale è il dolore sul lato radiale del polso, esacerbato da particolari movimenti della mano (segno di Finkelstein).

Il trattamento conservativo più efficace risulta la infiltrazione locale di cortisonici associata all’utilizzo di splint, ma la soluzione definitiva è rappresentata dall’intervento di puleggioplastica.

L’operazione consiste in una piccola incisione cutanea che consente di ampliare il tunnel e di rimuovere la sinovite, risolvendo rapidamente il quadro doloroso.

Il morbo di Dupuytren

È una tipica patologia della mano caratterizzata dalla insorgenza di noduli fibrosi nel palmo della mano, che evolvono lentamente in corde retraenti i raggi digitali, in particolare a livello del 4°/5° raggio.

La malattia ha spesso carattere familiare e colpisce prevalentemente il sesso maschile, sebbene con discreta variabilità individuale in termini di gravità e di progressione.

L’intervento di aponevrectomia selettiva rappresenta ancora la principale tecnica chirurgica correttiva, e deve essere effettuata da chirurghi esperti, date le strutture vasculo-nervose presenti nel palmo della mano e la necessità di plastiche cutanee.

Un trattamento fisioterapico post-intervento è sempre raccomandato.

La Rizoartrosi

Viene così definito il quadro di artrosi della base del pollice, che si sviluppa a carico dell’articolazione trapezio-metacarpale. Tale articolazione permette l’opponibilità del pollice alle dita lunghe, risultando fondamentale per la funzione prensile globale della mano.

La malattia rientra in un normale processo degenerativo delle cartilagini ma può manifestarsi con un quadro doloroso locale che si accentua nei movimenti di prensione, comportando una limitazione funzionale spesso grave.

Il trattamento inizialmente è conservativo (utilizzo di tutori specifici, terapie fisiche e farmacologiche)

In caso di dolore molto intenso possono essere utilizzate infiltrazioni intra-articolari di acido Jaluronico o di cortisonici, ma la soluzione definitiva è rappresentata dall’intervento di artroplastica in sospensione, che prevede l’asportazione del trapezio ed una plastica tendinea.

L’intervento in questione non comporta l’impianto di materiale estraneo come protesi o mezzi di sintesi. Occorre mantenere una piccola doccia gessata per 3 settimane, ed iniziare quindi un ciclo di fisioterapia.

Artrite reumatoide

L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica di origine autoimmune che colpisce le articolazioni, si manifesta più frequentemente tra i 30 e i 50 anni prediligendo il sesso femminile.

La malattia è caratterizzata dalla proliferazione di un tessuto sinoviale con attività erosiva a partenza dalle articolazioni, per poi interessare progressivamente le ossa ed i tendini.

Le articolazioni colpite sono inizialmente quelle delle estremità, le piccole articolazioni delle mani e dei piedi, che si infiammano in modo simmetrico provocando rigidità, dolori e tumefazioni, e compromettendo progressivamente la funzionalità articolare. L’andamento dell’artrite reumatoide è variabile, generalmente caratterizzato da periodi di esacerbazione e di quiescenza della malattia.

Le conseguenze del processo cronico degenerativo a carico della mano possono essere estremamente varie, sempre espressione dell’interessamento articolare, capsulare, tendineo ed osseo, venendo a configurare nel tempo le deformità tipiche della malattia.

A tale scopo l’esperienza nella terapia chirurgica della mano reumatoide suggerisce la sinoviectomia precoce, vale a dire una sorta di pulizia delle articolazioni e dei tendini, al fine di prevenire le complicanze evolutive più gravi.

Le complicanze extra articolari sono rappresentate in genere dalle rotture tendinee, che possono essere trattate con solidarizzazioni o traferimenti tendinei, mentre la chirurgia delle lesioni ossee ed articolari prevede in genere gli impianti protesici o le artrodesi.

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Chirurgia della paralisi del nervo facciale

Chirurgia della paralisi del nervo facciale

Presso la Casa di Cura San Rossore è possibile diagnosticare e curare la paralisi del nervo facciale grazie alla competenza acquisita dalla Dott.ssa Antonella Puddu, specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, e a quelle di altri specialisti in Chirurgia Plastica, Neurologia, Neurochirurgia, Otorinolaringoiatria e Oftalmologia.

Cos’è la paralisi del nervo facciale?
La paralisi facciale, che segue all’interruzione o alla compressione del nervo facciale, consiste nella perdita della mimica facciale per paralisi della muscolatura competente. Il paziente con la paralisi facciale si presenta con l’emifaccia flaccida, l’occhio aperto, la bocca stirata verso il lato sano, difficoltà ad articolare il linguaggio, compromissione della funzione oculopalpebrale e di quella del sorriso.

Le possibili cause
La paralisi facciale può essere congenita, su base malformativa, idiomatica (quando la causa è da accertare), postraumatica, chirurgica, infettiva, su base vascolare o neurologica.

Diagnosi delle paralisi facciale
Per la diagnosi di questa patologia sono fondamentali un’anamnesi e un esame obiettivo accurati, quindi esami strumentali mirati.

Come può essere risolto il problema?
Spesso la paralisi facciale, se scatenata da cause infettive o neurologiche, si risolve spontaneamente, poiché c’è sofferenza del nervo ma non interruzione, e saranno l’Otorinolaringoiatra o il Neurologo a risolvere il problema senza chirurgia e con adeguate cure mediche. Anche in alcuni casi nei quali il nervo sia interessato da un ematoma o da un minimo trattamento chirurgico senza interruzione la guarigione sarà spontanea, ma seguita dallo specialista.
Solo in casi di accertata interruzione, di inflitrazione neoplastica o di coinvolgimento nella neoplasia del nervo stesso, la terapia sarà chirurgica, mirata alla rianimazione della funzione oculopalpebrale e al ripristino funzionale e fisiologico del sorriso.
Gli esiti di una paralisi facciale reinnervata spontaneamente sono rappresentati dalle sincinesie. Le sincinesie (movimenti non selettivi della muscolatura mimica esteticamente non validi, ma peggiorativi) possono essere risolti dal Chirurgo Plastico.
Infine, le lesioni inveterate del nervo, con interruzione e perdita di sostanza, necessiteranno di correzione chirurgica, e l’intervento, a seconda della sede, sarà eseguito dallo specialista competente.

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Chirurgia endocrina

Chirurgia endocrina

L’endocrinochirurgia è una branca della chirurgia generale che si occupa della chirurgia delle ghiandole endocrine.
Nell’esperienza della Casa di Cura San Rossore sono state trattate più frequentemente le malattie della tiroide, delle paratiroidi e del surrene, e, infine, quelle della parte endocrina del pancreas.

Cos’è cambiato nella chirurgia della tiroide?
Indicazioni più stringenti a eseguire la chirurgia della ghiandola tiroidea: di conseguenza, si operano sempre meno pazienti. Ad esempio, la presenza di noduli con caratteristiche di benignità o di gozzi di dimensioni contenute non rappresentano più un’indicazione all’intervento chirurgico;

Minore aggressività chirurgica in caso di tumori maligni non aggressivi e non localmente avanzati, che si traduce in una tendenza a evitare interventi chirurgici demolitivi inutili;

Impiego di nuove tecnologie nella dissezione chirurgica che rendono l’intervento più accurato ed efficace;

La possibilità di utilizzare un dispositivo che consente il monitoraggio di nervi laringei (Nerve Intraoperative Monitoring – NIM) sia con tecnica intermittente che continua, allo scopo di prevenire la lesione iatrogena delle strutture nervose, temuta complicanza della chirurgia tiroidea.

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