Endocrinologia e malattie metaboliche

Endocrinologia e malattie metaboliche

Gli ormoni sono sostanze chimiche prodotte da ghiandole specializzate (ad esempio, ipofisi, tiroide, pancreas, ghiandole surrenali, ecc) che li immettono nella circolazione sanguigna. Attraverso il sangue gli ormoni raggiungono anche tessuti o organi distanti dalla ghiandola endocrina che li produce; gli ormoni, che potrebbero essere paragonati a “chiavi”, interagiscono con i recettori (una sorta di “serratura”) che si trovano negli organi bersaglio attraverso un processo di riconoscimento molto specifico (del tipo “chiave-serratura”); in questo modo esercitano il loro ruolo che consiste nella regolazione delle funzioni di quell’organo che presenta i recettori per quel determinato ormone. In questo modo, un ormone (“chiave”) potrà regolare solo quell’organo che presenta il corrispettivo recettore (“serratura”). Tuttavia, uno stesso organo potrà avere recettori per più ormoni, per cui, la sua funzione potrà essere regolata da più ormoni.

La produzione degli ormoni avviene attraverso un complesso sistema di regolazione. Questi sistemi di regolazione sono, in linea generale, specifici per ogni singolo ormone; ad esempio, la sintesi (produzione) di insulina è regolata dalla quantità di glucosio (zucchero) nel sangue e quella del paratormone (un ormone prodotto dalle paratiroidi, piccole ghiandole localizzate nel collo dietro la tiroide) dalla quantità di calcio. La produzione di altri ormoni, come quelli prodotti dalla tiroide (Tiroxina), dai testicoli (Testosterone), dalle ovaie (Estradiolo e Progesterone), dalle ghiandole surrenali (Cortisolo), è regolata dal sistema ipotalamo-ipofisi, attraverso la produzione di altri ormoni ipotalamici e ipofisari. Questo sistema di regolazione, molto sofisticato, è influenzato da segnali che arrivano da altre parti dell’organismo, incluso il cervello (ad esempio, il ritmo sonno-veglia) e dall’ambiente esterno (ad esempio, eventi stressogeni, ecc), che influenzano, quindi, il rilascio degli ormoni.

Quando questo sistema di regolazione (ipotalamo-ipofisi o ghiandola endocrina periferica) viene alterato si verificano conseguenze importanti che portano alle malattie endocrine e metaboliche.

Si possono riconoscere quattro tipi principali di malattie endocrine:

L’eccessiva produzione di ormone determina disturbi che derivano dalla stimolazione non controllata di quelle funzioni che, in condizioni normali, sono regolate dall’ormone. Nel morbo di Basedow (una forma comune di ipertiroidismo, cioè di aumentata produzione di ormoni da parte della tiroide, dovuta alla presenza di un anticorpo stimolante) si verifica un aumento del battito del cuore, della produzione di calore, di sudorazione, dell’appetito, delle funzioni intestinali, ma anche dei consumi, per cui il peso corporeo, spesso, si riduce. Inoltre, il cervello è stimolato e, spesso, compare agitazione, insonnia, tremori e ansi

La ridotta produzione di ormone può essere la conseguenza di malattie “spontanee” o di interventi chirurgici o terapie mediche. Le manifestazioni sono la conseguenza di poco ormone e, quindi, della riduzione delle funzioni regolate dall’ormone mancante. Ad esempio, l’ipotiroidismo (la minore produzione di ormone della tiroide) è caratterizzato dalla riduzione del battito del cuore, da intolleranza al freddo, da minori consumi, dalla riduzione del metabolismo e, spesso, dall’aumento del peso corporeo. Inoltre, anche il tono dell’umore si riduce e può comparire depressione.

La resistenza all’azione ormonale può avere un’origine genetica (ad esempio, la resistenza all’azione degli ormoni tiroidei, una sindrome molto rara) oppure può essere acquisita (ad esempio, la resistenza all’insulina, una sindrome molto comune, causata da più fattori, incluso l’eccesso di peso corporeo).

I tumori endocrini spesso non producono ormoni (ad esempio, gli adenomi non-funzionanti dell’ipofisi, o i tumori maligni delle cellule follicolari della tiroide); queste neoplasie possono essere responsabili di disturbi legati all’effetto meccanico sugli organi vicini oppure, quando maligni, possono dare localizzazioni in atre sedi. Tuttavia, alcuni tumori possono essere responsabili di manifestazioni cliniche che derivano dall’eccessiva produzione di ormoni (ad esempio, la sindrome di Cushing, sostenuta da un adenoma ipofisario che produce ACTH e che, a sua volta, stimola una produzione eccessiva di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali; l’adenoma tossico della tiroide, un tumore benigno, iperfunzionante della tiroide, che è responsabile di sintomi dell’ipertiroidismo).

Prestazioni e terapie


La tiroide è una ghiandola endocrina, situata nel collo, la cui funzione è quella di produrre due ormoni (Tiroxina o T4 e Triiodotironina o T3) che regolano la velocità con la quale si verificano tutte le funzioni dell’organismo; la T4 e la T3 contengono quattro o tre atomi di iodio, che è un elemento essenziale per la normale attività degli ormoni tiroidei. Questo elemento si trova in natura in quantità molto limitate e viene assunto, dall’organismo, attraverso la catena alimentare.

Circa un terzo della popolazione mondiale vive in zone nelle quali l’apporto di iodio con gli alimenti è insufficiente (aree di iodo-deficienza). Quando l’apporto di iodio è molto inferiore al fabbisogno giornaliero l’aumento di volume della tiroide (gozzo) è presente nella maggior parte della popolazione (gozzo endemico) e quando l’apporto giornaliero scende ulteriormente può verificarsi un difetto congenito della funzione tiroidea (ipotiroidismo congenito), che può avere gravi conseguenze sulle funzioni del cervello del neonato. La prevalenza di gozzo endemico nelle aree con grave deficit di iodio può arrivare ad interessare l’80% della popolazione. Per questo motivo sono stati attuati programmi di iodo-profilassi che si sono dimostrati in grado di ridurre il volume del gozzo e di prevenire le gravi complicanze neurologiche e psichiche dei bambini nati in aree con estrema carenza di iodio.

All’opposto, nelle zone nelle quali l’apporto alimentare dello iodio è adeguato (aree iodo-sufficienti), la maggior parte delle persone con malattie della tiroide presenta malattie autoimmuni, che vanno dalla tiroidite cronica autoimmune (spesso definita come Tiroidite di Hashimoto), che può portare ad una ridotta produzione di ormoni (ipotiroidismo), al Morbo di Basedow, che, invece, può portare ad una eccessiva produzione ormonale (ipertiroidismo).

I tumori della tiroide si presentano di solito come un nodulo isolato o nel contesto di un gozzo nodulare che, talora, aumenta di volume. Sebbene i noduli della tiroide siano molto comuni, i tumori della tiroide si riscontrano in una minoranza dei noduli. I tumori della tiroide sono, tuttavia, il tumore endocrino più comune e rappresentano circa il 90% dei tumori delle ghiandole endocrine. L’aumento di volume della tiroide (gozzo) senza noduli (gozzo diffuso) è la malattia tiroidea più diffusa, raggiunge la massima prevalenza prima della menopausa e poi si riduce con l’età.

All’opposto, la prevalenza dei noduli della tiroide o del gozzo nodulare o degli anticorpi anti-tiroide aumenta con l’età. In uno studio epidemiologico, i noduli tiroidei o il gozzo nodulare sono stati riscontrati, ad un controllo ecografico, nel 33% delle persone di età compresa tra 18 e 65 anni. Altri studi hanno rilevato che tra il 20 e il 78% delle donne ha almeno un nodulo rilevato all’ecografia tiroidea.

L’ipofisi è una ghiandola endocrina di piccole dimensioni situata alla base del cervello, dietro alla radice del naso, in una tasca ossea denominata sella turcica. L’ipofisi regola la secrezione degli ormoni di altre ghiandole endocrine “periferiche” che includono la tiroide, le ghiandole surrenali, i testicoli e le ovaie, per mezzo di ormoni specifici che sono l’ormone tireotropo (TSH), l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), e le gonadotropine (FSH e LH), rispettivamente. Inoltre, produce l’ormone della crescita (GH) e la prolattina. L’ipofisi rilascia nella circolazione sanguigna questi ormoni che hanno un’azione a livello di organi e ghiandole distribuite nell’organismo; queste ghiandole endocrine periferiche producono a loro volta altri ormoni che attraverso il sangue esercitando un segnale di ritorno sull’ipofisi (meccanismo di feed-back). Una volta venuti a contatto con l’ipotalamo e con l’ipofisi questi ormoni “periferici” forniscono un segnale in base al quale l’ipofisi aumenta o riduce la propria produzione di ormoni, in base alle necessità dell’organismo. L’ipofisi è collegata all’ipotalamo (una parte del cervello) attraverso il peduncolo ipofisario ed è proprio attraverso il peduncolo che il cervello regola la funzione dell’ipofisi.

La maggior parte delle persone ha quattro paratiroidi, piccole ghiandole poste nel collo dietro la tiroide; raramente, ci sono persone che hanno una o due paratiroidi aggiuntive, talora in altra sede del collo o nel torace.

Queste ghiandole producono un ormone, il paratormone o PTH che svolge un ruolo importante nel mantenere normali livelli di calcio nell’organismo.

Quando i livelli di calcio nel sangue si riducono, la risposta delle paratiroidi è quella di aumentare la produzione di PTH con l’obiettivo di riportare la calcemia nei limiti della norma; al mantenimento di normali livelli di calcio nel sangue partecipano anche i reni, il tessuto osseo e l’intestino. In condizioni normali, quando il calcio nel sangue aumenta, le paratiroidi rilasciano una minore quantità di PTH, che fa sì che il rene trattenga meno calcio; in questo modo il calcio nell’organismo viene mantenuto costantemente entro limiti molto stretti.

Normali livelli di calcio nel sangue sono importanti per la corretta contrazione dei muscoli, per il metabolismo delle ossa, per la coagulazione e per i segnali molecolari all’interno delle cellule.

Le principali malattie delle paratiroidi sono rappresentate dall’iperparatiroidismo (eccessiva produzione da paratormone che determina un aumento del calcio nel sangue) o dall’ipoparatiroidismo (difetto di paratormone e conseguente riduzione del calcio nel sangue).

Le ghiandole surrenali sono piccole ghiandole endocrine (che producono ormoni) situate nell’addome, al di sopra dei reni; hanno una parte esterna denominata corticale che produce ormoni attraverso una serie di tappe partendo dal colesterolo (principalmente cortisolo, e aldosterone e, in misura minore, ormoni che hanno una debole azione simile a quella degli ormoni sessuali);  ed una parte interna, detta midollare, che produce adrenalina e noradrenalina, aminoacidi modificati, che sono prodotti in risposta allo stress, modificando la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e aumentando la glicemia.

La corticale del surrene svolge una funzione vitale per l’organismo: il cortisolo regola il metabolismo generale, mobilizzando i nutrienti, regola la risposta dell’organismo all’infiammazione, stimola il fegato a produrre zucchero e partecipa al controllo della quantità di acqua nell’organismo; l’aldosterone modifica il livello di sale e di acqua regolando così il volume e la pressione del sangue.

Le principali malattie delle ghiandole surrenaliche responsabili di un’aumentata produzione ormonale sono l’ipercortisolismo, il feocromocitoma, l’iperaldosteronismo; tuttavia, la patologia surrenalica di maggior riscontro è il cosiddetto “incidentaloma”; si tratta, nella maggior parte dei casi, di un adenoma (cioè un tumore benigno) che non produce ormoni.

La forma più comune di tumore ipofisario è l’adenoma (un tumore benigno); la maggior parte degli adenomi ipofisari prende origine dalla parte anteriore dell’ipofisi denominata adenoipofisi e sono quasi sempre benigni, spesso con una risposta favorevole alle terapie. Alcuni tumori rispondono meglio alla terapia medica mentre per altri è preferibile quella chirurgica. Raramente, è necessario ricorrere alla radioterapia esterna e ancor più raramente ad alcune forme di chemioterapia.

I tumori ipofisari possono essere distinti in: 1) funzionanti, in base al tipo di ormone che producono in eccesso come la prolattina (PRL), l’ormone della crescita (GH), l’ormone adrenocorticotropo (ACTH) o l’ormone tireotropo (TSH); in qualche caso l’adenoma produce contemporaneamente più di un ormone. Altri adenomi sono detti non funzionanti perché non producono ormoni in eccesso, ma, talora, per le dimensioni, possono danneggiare la funzione ipofisaria normale causando una ridotta produzione ormonale (ipopituitarismo); 2) in base alle dimensioni: microadenomi, se alla risonanza magnetica hanno un diametro inferiore a 10 mm o macroadenomi se di diametro maggiore; 3) in base all’aspetto delle cellule all’esame microscopico, dopo l’intervento chirurgico. Circa il 70% dei tumori sono funzionanti e i sintomi più comuni a cui sono associati dipendono dalla eccessiva produzione di ormoni.

Alcune manifestazioni come la mancanza di flussi mestruali (amenorrea), la produzione di latte al di fuori del periodo post-gravidanza (galattorrea), l’eccessiva crescita staturale o il cambiamento dell’aspetto (gigantismo o acromegalia), la sindrome di Cushing e manifestazioni da eccessiva produzione di ormoni tiroidei possono rappresentare un campanello d’allarme di un adenoma ipofisario funzionante. In alcuni pazienti le manifestazioni dovute all’eccessiva produzione di ormoni possono essere accompagnata da cefalea, alterazioni della vista, alterazioni del sonno e delle abitudini alimentari e talora da alterazioni della sete e della quantità di urine prodotte nell’arco della giornata (diabete insipido).

Le manifestazioni degli adenomi ipofisari non funzionanti sono legate all’effetto meccanico che questi tumori esercitano sull’ipofisi sana (ad es., stanchezza e perdita di energia, legati all’ipopituitarismo) e sulle strutture vicine (ad es., cefalea e riduzione della vista). Tuttavia, anche i tumori funzionanti, quando hanno grosse dimensioni, possono determinare effetti meccanici sull’ipofisi normale e sulle strutture del cervello vicine all’ipofisi in aggiunta ai sintomi legati all’eccessiva produzione di ormoni.

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Farmacologia clinica

Farmacologia Clinica

La Farmacologia Clinica svolge un ruolo cruciale nella razionalizzazione delle terapie farmacologiche e nella appropriatezza prescrittiva, in termini di efficacia e sicurezza. Lo scopo principale di questa disciplina è quello di armonizzare e personalizzare le terapie specialistiche complesse con una visione d’insieme che permetta l’impostazione di un trattamento farmacologico razionale.

Un numero sempre maggiore di pazienti assume una politerapia farmacologica: il 30% dei pazienti>65 anni assume in media 5 farmaci contemporaneamente. Di conseguenza il rischio di tossicità da interazioni farmacologiche è elevato (Naples JG et al., J Am Geriatr Soc. 2016), rappresentando nei Paesi occidentali il motivo di accesso al Pronto Soccorso in oltre il 30% dei casi (Castro I et al., Int J Clin Pharm. 2013; Viktil KK et al. Br J Clin Pharmacol 2007), soprattutto in corso di trattamenti con farmaci cardiovascolari e per l’ipertensione arteriosa (beta-bloccanti, diuretici, ACE-inibitori, calcio-antagonisti, alfa-antagonisti, sartani, antiaggreganti e anticoagulanti), antibiotici, analgesici, antidiabetici, farmaci per il sistema nervoso centrale (antidepressivi, neurolettici, benzodiazepine) (Gurwitz JH et al., JAMA 2003) e farmaci antitumorali.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (clica per visualizzare il sito in ENG), almeno il 60% delle reazioni avverse è prevenibile, in quanto dovuto alla prescrizione, dispensazione o assunzione errata dei farmaci, ad influenze genetiche ed ambientali, ad una sempre più frequente auto medicazione da parte del paziente stesso, ad un impiego crescente di medicinali contraffatti o non controllati disponibili sul web, ed alla interazione con altri farmaci, prodotti fitoterapici o semplici alimenti.
Il farmacologo clinico ha il compito di valutare in modo accurato i seguenti aspetti di una terapia farmacologica:

  • Rischio/evidenza di tossicità attesa ed inattesa dei trattamenti farmacologici (dose-dipendente, dose-indipendente/idiosincrasia)
  • Interazioni tra farmaci, sia farmacocinetiche, con particolare riguardo all’assorbimento, metabolismo, diffusione ed eliminazione del farmaco, che farmacodinamiche, relative ai bersagli farmacologici
  • Valutazione genetica dei bersagli della terapia o dei fattori deputati all’assorbimento, trasformazione o eliminazione del farmaco
  • Monitoraggio terapeutico (dosaggio nei liquidi biologici) dei farmaci caratterizzati da elevato rischio di tossicità

La applicazione di questi aspetti nella pratica clinica, in stretta collaborazione con gli altri medici specialisti di varie discipline, rappresenta un utile strumento per ottimizzare la risposta terapeutica ad un trattamento farmacologico, con l’obiettivo di prescrivere associazioni razionali di farmaci, personalizzate per ogni paziente, volte a minimizzare la comparsa di reazioni avverse prevenibili.

Servizi disponibili:

    • Valutazione  farmacologico-clinica per interazione tra farmaci (farmacocinetica, farmacodinamica; farmacogenetica) tossicità cardiaca (ECG basale, valutazione QTc);
    • Prevenzione e valutazione delle possibili reazioni avverse a farmaci; AGS Beers Criteria;
    • Valutazione farmacogenetica;
    • Valutazione farmaco-tossicologica per uso di farmaci in gravidanza e allattamento;
    • Monitoraggio terapeutico dei farmaci

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Fisiatria e medicina riabilitativa

Fisiatria e medicinia Riabilitativa

In collaborazione con San Rossore Sport Village, il centro di fisioterapia e di medicina riabilitativa della Casa di Cura San Rossore vanta un personale in costante aggiornamento e specializzato in tre grandi aree riabilitative:

  • patologie traumatico-degenerative;
  • patologie della colonna vertebrale;
  • patologie neurologiche.

Per ogni terapia, la diagnosi medica e la valutazione clinica del fisioterapista identificano le limitazioni funzionali e la quota di disabilità del paziente. Così si giunge alla diagnosi funzionale e al programma del trattamento fisioterapico individualizzato.
Nella valutazione iniziale vengono identificati gli effetti delle patologie, in termini di sintomatologia dolorosa e compromissione delle funzioni motorie, con una stima delle capacità residue e di adattamento per l’ambito neurologico.
Alla fine del trattamento si verificano i risultati conseguiti. Per concludere il percorso riabilitativo, il paziente riceve un programma scritto che potrà svolgere in autonomia o presso il nostro centro, con lo scopo di controllare il rischio di recidive e l’ottimizzazione della performance.
Le tecniche di terapia manuale alla base dei nostri trattamenti fisioterapici sono coadiuvate da macchinari elettromedicali e apparecchi per la valutazione e la riabilitazione altamente tecnologici, tra cui le Onde d’Urto, il Laser, la Tecarterapia, l’Elettroanalgesia (TENS, Diadinamiche), Magnetoterapia e Ultrasuonoterapia. Per la riabilitazione utilizziamo la pedana propriocettiva e un tapis-roulant con allevio del carico caratterizzato da una velocità e incremento molto bassi. Inoltre, la pedana stabilometrica ci aiuta con la valutazione dei disturbi posturali.

Prestazioni e terapie


I percorsi di riabilitazione ortopedica bilanciati sulla persona sono coadiuvati da un’adeguata terapia farmacologica, ponendo attenzione agli aspetti della motivazione e della qualità del rapporto umano.
La variabilità e la complessità degli interventi, che si differenziano dal bambino all’anziano, dagli esiti di incidenti stradali ai disturbi della colonna vertebrale, ci hanno indotto a continui aggiornamenti e a elaborare sistemi riabilitativi sempre più complessi. Lo strumento che riunisce e regola il nostro lavoro di équipe è la cartella clinica riabilitativa.
La struttura opera attraverso prestazioni di fisioterapia e riabilitazione negli ambiti post-chirurgico, post-traumatico e degenerativo dell’apparato osteo-articolare:

  • Terapia fisica, con utilizzo di apparecchi elettromedicali;
  • Kinesiterapia, con esercitazioni di rieducazione motoria e potenziamento muscolare effettuati manualmente, con l’ausilio di piccoli attrezzi o di macchinari isotonici;
  • Rieducazione propriocettiva con macchinari computerizzati e tavole di Freeman;
  • Terapia manuale con rieducazione posturale, tecniche osteopatiche e massoterapia.

La riabilitazione neurologica è oggi una disciplina la cui necessità è in forte crescita. La ricerca epidemiologica indica infatti che le malattie neurologiche costituiscono frequentemente causa di disabilità: basti pensare alle malattie cerebrovascolari come l’ictus o a patologie degenerative come il Morbo di Parkinson. L’invecchiamento della popolazione ne ha inoltre aumentato l’incidenza, incrementando quindi i bisogni di assistenza riabilitativa. Tali sindromi coinvolgono strettamente anche le persone vicine al paziente.
Durante la visita di ingresso il fisiatra raccoglie dati anamnestici e clinici e formula un progetto di intervento, realizzando così la presa in carico del paziente con un piano globale coordinato e individualizzato per ogni persona. La diagnosi e la visita iniziale devono essere in grado di valutare tutte le risorse potenziali dell’individuo per prevedere le possibilità di reinserimento. Vengono tenuti in massima considerazione le esigenze e le aspettative del paziente e dei familiari.

Riabilitazione sportiva e prevenzione vanno di pari passo. È dimostrato che, con il crescere della specializzazione sportiva, il tasso di infortuni si alza drammaticamente. Se si pratica uno sport a livello agonistico, e soprattutto se è un’attività professionale, tenere sotto controllo tutto il percorso atletico diventa una necessità. Per questo abbiamo una divisione speciale che si occupa sia di prevenzione che di recupero traumi. In particolare, grazie a fisioterapisti specializzati e preparatori atletici competenti, siamo in grado di elaborare progetti di prevenzione individuali che tengano conto dello sport e della condizione fisica specifica di ogni atleta.
Siamo in grado di formare rapidamente équipe specifiche e focalizzate sul problema per l’elaborazione di una diagnosi precoce che possa portare a un recupero in tempi consoni. In questi casi il paziente non viene seguito solo per il recupero della patologia specifica: diamo molta importanza al lavoro sinergico di fisioterapista e preparatore atletico in modo che si possa limitare il calo eccessivo della condizione atletica e quindi diminuire sensibilmente i tempi di ripristino dell’attività agonistica.

San Rossore Sport Village

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Flebologia

La flebologia è una disciplina che si occupa della Diagnosi e del Trattamento delle patologie venose a partire dagli inestetismi, quali teleangecasie degli arti inferiori ed angiomi, fino al trattameno delle vene varicose, trattamento delle malformazioni, delle ulcere degli arti inferiori e delle trombosi.

Trattamenti:

  • Capillari degli arti Inferiori
  • Couperose
  •  Angiomi
  •  Cellulite

Prestazioni e terapie


VARICI DEGLI ARTI INFERIORI

Definizione: le varici sono una dilatazione patologica di alcune vene degli arti inferiori e rappresentano il II stadio della Malattia Venosa Cronica. Tale patologia è più frequente nel sesso femminile (3:1 – 4:1), ha una spiccata componente familiare e su di essa influiscono altri fattori come il tipo di attività lavorativa, l’ambiente lavorativo, l’alimentazione (importanza del peso) e l’attività fisica.

Sintomi: Possono provocare disturbi quali pesantezza delle gambe, edema (gonfiore) delle caviglie, smania, prurito, formicolio, dolore, bruciore e crampi notturni. Nei casi più gravi e se presenti da molto tempo, possono comparire tromboflebiti di alcune di esse, eczemi (lesioni arrossate e pruriginose), dicromie cutanee associate ad indurimento della cute (lipodermatosclerosi) e nei casi ancora più gravi possono comparire ulcere.

Tipi di intervento:

È importante, prima di intraprendere qualsiasi trattamento, sottoporsi ad una visita specialistica che deve necessariamente prevedere nel corso della stessa anche un esame Ecocolor-Doppler per definire l’origine, la causa, che ha portato allo sviluppo delle varici ed il miglior approccio per eliminarle.

MICROCHIRURGIA

Indicazioni: sono candidati tutti quei pazienti allo stadio iniziale della malattia.

Tipo di Anestesia: locale

In cosa consiste l’intervento: mediante microincisioni si asportano chirurgicamente le varicosità. Questo tipo di tecnica, proprio per ma sua mininvasività, non prevede tagli e quindi cicatrici; dopo la rimozione delle varici vengono applicati solo cerotti sterili.

Decorso post-operatorio: dopo l’intervento il paziente cammina subito e dopo circa 20 minuti può tornare alla propria attività.

CHIRURGIA TRADIZIONALE

Indicazioni: sono candidati tutti quei pazienti in stadio avanzato della malattia con dilatazione eccessiva della vena grande safena o che presentano anomalie nel decorso della grande safena e che non possono pertanto essere sottoposte a trattamenti endovascolari (LASER o Radiofrequenza)

Tipo di Anestesia: locale assistita

In cosa consiste l’intervento: si effettua un piccolo taglio (circa 4-5 cm) all’inguine, si rimuove la parte malata della vena grande safena e si completa l’intervento asportando le varici presenti mediante delle microincisioni (circa 2-3 mm).

Tipo di ricovero: Day Hospital

Decorso post-operatorio: dopo circa 15 minuti dall’intervento si riprende la deambulazione e dopo circa 2 ore il paziente viene dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per circa due settimane.

CHIRURGIA CON LASER O CON RADIOFREQUENZA

Indicazioni: sono candidati quei pazienti il cui stadio di malattia non è avanzato e la cui vena grande safena o piccola safena da trattare mostrano specifiche caratteristiche ecografiche.

Tipo di Anestesia: locale

In cosa consiste l’intervento: si effettua una microincisione (circa 2-3 mm) sulla coscia o sulla gamba (la sede varia da caso a caso), si inserisce all’interno della vena da trattare una fibra LASER o per Radiofrequenza; si effettua una anestesia tumescente ecoguidata dell’asse venoso e si oblitera la vena. L’intervento viene completato con l’asportazione delle varici presenti mediante delle microincisioni (circa 2-3 mm).

Tipo di Ricovero: ambulatoriale

Decorso post-operatorio: il paziente può deambulare dopo circa 10 minuti dall’intervento e dopo circa 30 minuti può essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per circa due settimane.

SCLEROTERAPIA / SCLEROFOAM

Indicazioni: qualsiasi tipo di paziente può sottoporsi a tale procedura. In genere viene riservata a chi non può affrontare gli interventi precedentemente descritti (il cui risultato ha una maggiore durata nel tempo)

Tipo di Anestesia: nessuna

In cosa consiste l’intervento: si inietta all’interno della vena da trattare una sostanza chimica in forma liquida o in forma di schiuma (Scleromousse o Sclerofoam)

Tipo di Ricovero: ambulatoriale

Decorso post-operatorio: il paziente deambula subito e può, dopo circa 30 minuti, essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per almeno due settimane.

TRATTAMENTO EMODINAMICO (CHIVA o ASVAL)

Indicazioni: qualsiasi tipo di paziente può essere sottoposto a tale procedura.

Tipo di Anestesia: locale/locale assistita

In cosa consiste l’intervento: tale tecnica prevede molteplici interventi programmati a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro con lo scopo di favorire il passaggio del flusso sanguigno dalle vene superficiali malate a quelle profonde. Si fanno piccole incisioni (da 2-3 mm a 4-5 cm) in uno o più punti della coscia o della gamba mediante le quali si legano alcuni tipi di vene. Non è prevista l’asportazione delle varici presenti che, nel tempo, scompaiono autonomamente.

Tipo di ricovero: ambulatoriale

Decorso post-operatorio: a seconda del livello a cui si interviene il paziente deambula subito o dopo circa 20 minuti e può dopo circa 30 minuti essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per almeno due settimane.

La flebologia è una disciplina che si occupa della Diagnosi e del Trattamento delle patologie venose a partire dagli inestetismi, quali teleangecasie degli arti inferiori ed angiomi, fino al trattameno delle vene varicose, trattamento delle malformazioni, delle ulcere degli arti inferiori e delle trombosi.

  • Capillari degli arti Inferiori
  • Couperose
  • Angiomi
  • Cellulite

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Gastroenterologia

Gastroenterologia

La Gastroenterologia è la branca medica specialistica che si occupa dello studio e della cura delle patologie a carico dello stomaco, dell’intestino e in generale di tutto l’apparato digerente. Ha ambiti di competenza particolarmente vasti, in quanto le problematiche a carico dell’apparato digerente risultano essere sempre più numerose. Le recenti scoperte scientifiche e l’utilizzo di una tecnologia sempre più innovativa ci permettono indagini diagnostiche sempre più accurate e trattamenti più efficaci.

Breath Test


Il Lattosio è lo zucchero presente nel latte: è un disaccaride, risultante dall’unione di 2 zuccheri semplici, il Galattosio ed il Glucosio. Il Lattosio viene scomposto nei 2 zuccheri semplici dall’enzima lattasi. Senza questo enzima il Lattosio non può venire scomposto e quindi digerito. L’intolleranza al lattosio (quindi il deficit di Lattasi) è una forma molto comune, presente in circa il 50% della popolazione mondiale. Circa il 30-40% della popolazione italiana ne è affetta, anche se non tutti i pazienti manifestano sintomi.

I sintomi più comuni dell’intolleranza al Lattosio sono gonfiore, tensione addominale, dolori addominali di tipo crampiforme, meteorismo, flatulenza e diarrea. Molto spesso i sintomi, soprattutto i dolori addominali e la diarrea, compaiono dopo circa 1-2 ore dall’assunzione di alimenti contenenti lattosio.

L’H2-Breath test, o test del respiro, consente di diagnosticare con certezza l’intolleranza al Lattosio in modo molto semplice: l’esame si basa sulla somministrazione per via orale di 25 gr di Lattosio puro e sulla raccolta del respiro ad intervalli regolari di 30 minuti per circa 3-4 ore. Durante l’esecuzione del test l’espirato del paziente viene esaminato da uno speciale gascromatografo che ne valuta il contenuto di idrogeno (H2) proveniente dalla fermentazione del lattosio non digerito che rimane nel lume intestinale.

Il Breath test al Lattulosio è un esame semplice, non invasivo ed accurato, utile per diagnosticare la contaminazione batterica del Tenue (SIBO) e per valutare il tempo di transito intestinale (oro-cecale).

Normalmente la flora batterica intestinale si localizza a livello colico per cui è molto scarsa nell’intestino tenue dove avvengono la maggior parte dei processi di assorbimento degli alimenti. Tuttavia, in alcune condizioni (stipsi, diverticoli digiunali, ansa cieca dopo chirurgia intestinale, ristagno al di sopra di stenosi flogistiche o cicatriziali e in alcuni casi anche in seguito a sindromi da colon irritabile) si può avere un incremento della flora batterica in alcuni tratti del tenue tale da provocare una fermentazione dei carboidrati presenti negli alimenti determinando nausea, gonfiore, meteorismo, dolori addominali, perdita di peso, astenia e diarrea.

L’H2-Breath test al Lattulosio è il test del respiro che permette di fare diagnosi di sovra crescita batterica del piccolo intestino (Small Intestinal Bacterial Overgrowth – SIBO). L’esame si basa sulla somministrazione di 10 gr di Lattulosio per via orale e sulla valutazione, mediante gascromatografia, della quantità di idrogeno (H2) presente nei campioni di aria espirata dal paziente e raccolta ogni 15 minuti per un tempo variabile tra 2-3 ore. Il test inoltre consente di misurare il tempo di transito oro-cecale.

Il Breath Test al Glucosio serve per diagnosticare il malassorbimento intestinale. Il glucosio normalmente è assorbito dall’intestino tenue, tuttavia, in presenza di batteri, esso subisce una fermentazione con produzione di idrogeno: quindi l’aumento dell’escrezione di H2 nell’espirato, sarà un segno indiretto di malassorbimento. I sintomi possono essere nausea, borborigmi, meteorismo, dolori colico-addominali, perdita di peso, astenia, anemia, diarrea.
L’esame si basa sulla somministrazione di 50 gr di Glucosio in 250 ml di acqua per via orale e sulla valutazione, mediante gascromatografia, della quantità di idrogeno (H2) presente nei campioni di aria espirata dal paziente raccolta ogni 15 minuti per un tempo variabile tra 2-3 ore.

Urea Breath Test


L’Urea Breath Test è considerato il test gold standard per la diagnosi di Helicobacter pylori  un batterio gram-negativo che può infettare lo stomaco e il duodeno, che causa disturbi come epigastralgia, dolore addominale, nausea, vomito e può causare patologie importanti come ad esempio la gastropatia cronica.

Il test si basa sulla capacità del batterio di metabolizzare rapidamente l’urea somministrata per via orale, fino ad ottenere ammoniaca e anidride carbonica (CO2). L’urea diagnostica, viene marcata con 13C, un isotopo non radioattivo del normale Carbonio; in questo modo può essere analizzata in una apposita apparecchiatura (Analizzatore a raggi infrarossi). L’Helicobacter pylori, infatti, nella mucosa gastrica, catabolizza l’urea marcata e libera ammoniaca e CO2 marcata. Quest’ultima è assorbita a livello ematico ed escreta attraverso i polmoni.

Il paziente, previa ingestione dell’urea marcata, viene invitato a soffiare ad intervalli prefissati in provette che consentano la misurazione dei livelli di CO2 marcata. Se il batterio non è presente, l’urea marcata transiterà attraverso lo stomaco e, non essendo avvenuta alcuna reazione, nell’aria espirata non si ritroverà alcun arricchimento in CO2 marcata. Al contrario, in presenza di H.Pylori, l’urea marcata verrà scissa dall’ureasi batterica con liberazione di CO2 marcata che renderà positivo il breath test.

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Geriatria

La geriatria è una disciplina medica che studia le malattie che si verificano nell’anziano e le loro conseguenze disabilitanti con l’obbiettivo di ritardare il declino funzionale e mentale, mantenendo al contempo l’autosufficienza e la miglior qualità di vita.
La gerontologia è una branca della geriatria che cerca di identificare i meccanismi biologici dell’invecchiamento e della senescenza.
La geriatria è strettamente legata alla medicina interna e per questo non necessita di apparecchiature diagnostiche diverse da questa. Quello che è importante è il diverso approccio da parte del medico al paziente geriatrico. Innanzitutto, il paziente geriatrico spesso è affetto da pluripatologie, con sintomi che si sovrappongono gli uni agli altri, per cui la raccolta della anamnesi spesso può risultare difficile. La frequente confusione mentale è un altro aspetto che rende difficile, talvolta, l’approccio a tale paziente. Un altro aspetto da considerare è la particolare “fragilità” del paziente anziano, dovuta sia a trattamenti necessariamente cronici, sia la riduzione, con l’avanzare dell’età, dei sistemi biologici atti a mantenere l’omeostasi (equilibrio interno).
Le più frequenti patologie geriatriche sono:

  • Demenza senile
  • Sindrome di Alzheimer
  • Osteoporosi
  • Osteoartrosi con la conseguente difficoltà nel movimento del paziente
  • BPCO
  • Diabete mellitotipo 2 (con disturbi visivi correlati)
  • Stipsi


Agopuntura - Medicina Complementare

Agopuntura - Medicina Complementare

Ottenuto il riconoscimento da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e superati alcuni pregiudizi, l’Agopuntura è una metodica affermata nel panorama della salute.

Le indicazioni cliniche dell’Agopuntura sono molteplici:

  • Cura le malattie dell’apparato respiratorio (sinusiti, riniti allergiche, asma bronchiale) e quelle gastrointestinali (gastrite, ernia iatale, colite e stipsi);
  • Aiuta nel trattamento di ansia, depressione e insonnia;
  • Cura le patologie osteoarticolari (lombalgie, sciatalgie, periartriti scapolo-omerali, epicondiliti e soprattutto le cervicoalgie);
  • Cura le forme artrosiche (cervicoartrosi, lomboartrosi, coxartrosi, ecc.);
  • Aiuta nel trattamento di patologie sessuali funzionali (come l’impotenza);
  • Cura i disturbi provocati dal trattamento chemioterapico antiblastico (vomito, parestesie, paresi, ecc.);
  • Riduce i disturbi dipendenti dal ciclo mestruale

Il trattamento del dolore resta una delle principali applicazioni: l’agopuntura ottiene ottimi risultati nel trattamento di cefalee ed emicranie, in quello di nevralgie (trigeminali, intercostali, ecc.) e in quello del dolore neuropatico acuto (es. sindrome del tunnel carpale).

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Ginecologia ed ostetricia

Ginecologia ed ostetricia

Tipologia di esami eseguibili:

  • Screening ematochimici di routine
  • Dosaggi ormonali per valutazione endocrino metabolica
  • Screening patologia cervico-vaginale
  • Colposcopia, isteroscopia
  • Densitometria ossea
  • Ecografia ginecologica 3D
  • Servizio di video chirurgia
  • Chirurgia mininvasiva ginecologica per trattamento di patologie benigne e patologie oncologiche

CHIRURGIA MININVASIVA

Trattamento Patologie Benigne:

  • Fibromi uterini
  • Sanguinamento uterino anomalo
  • Cisti ovariche
  • Endometriosi
  • Patologie annessiali

TRATTAMENTO PATOLOGIE ONCOLOGICHE

  • Tumori dell’endometrio
  • Tumori della cervice uterina
  • Tumori ovarici

LASER SMOOTH™ (FOTONA)

Trattamento mini-invasivo per il ripristino funzionale delle strutture vaginali. La tecnologia consiste in un trattamento laser totalmente sicuro, che non necessita di anestesia, perché completamente indolore, senza incisioni o punti di sutura. Il trattamento è di tipo ambulatoriale, rapido e si possono riprendere immediatamente le normali attività quotidiane.

Il trattamento Laser Smooth™ (Fotona) si applica ai seguenti casi:

  • Incontinenza urinaria da stress
  • Atrofia vaginale
  • Dilatazione vaginale

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Allergologia

Allergologia

L’attività di allergologia è rivolta alla diagnosi e cura di:

  • Allergie respiratorie (riniti allergiche e asma allergico)
  • Congiuntiviti allergiche
  • Inquadramento di allergie ai farmaci
  • Orticarie acute o croniche, angioedemi o sindromi pruriginose
  • Inquadramento di dermatiti atopiche e dermatiti da contatto
  • Allergia al lattice
  • Inquadramento di allergie al veleno di imenotteri

Test allergologici eseguibili presso l’ambulatorio nel corso della prima visita:
Skin Prick test (SPT), utili per lo studio di allergie respiratorie e alimentari. Il prick test viene eseguito posizionando una goccia di un estratto allergenico sulla cute dell’avambraccio del paziente; l’allergologo pungerà la goccia con una lancetta sterile al fine permettere la penetrazione delle molecole allergeniche negli strati più superficiali della cute; il test viene letto dopo 15 minuti. Per l’esecuzione del prick test è necessario che il paziente non assuma antistaminici nella settimana precedente l’esecuzione delle prove cutanee. (*)

(*) = sospendere i farmaci solo dopo consulto medico o dopo contatti con lo specialista allergologo

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Ginecologia in età evolutiva (infanzia e adolescenza)

Ginecologia in età evolutiva

La vita della donna è scandita dagli ormoni (estrogeni e progesterone). Prodotti dall’ovaio, essi sono il risultato dell’attività di un complesso sistema neuroendocrino che, a livello cerebrale, ne controlla la produzione.

Una normale secrezione di ormoni è responsabile di un regolare funzionamento della sfera riproduttiva e degli organi direttamente coinvolti, così come del benessere di altri organi e apparati che vanno oltre gli organi riproduttivi: basti pensare, per esempio, agli effetti che gli estrogeni esercitano sulla maturazione dell’osso, sul sistema cardiovascolare, sul cervello, sulla cute e sui capelli. Ne va da sé che alterazioni della loro produzione influiscono negativamente sul benessere generale della donna, fino a interferire in maniera pesante sulla sua qualità di vita.

All’azione degli estrogeni e del progesterone si unisce quella di altri ormoni, come gli androgeni, la prolattina e gli ormoni tiroidei, che se prodotti in maniera patologica possono interferire negativamente sull’attività ovarica, rappresentando un ostacolo a un normale funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi.

La presa in carico di questo delicato percorso che fisiologicamente la donna percorre dalla nascita fino al raggiungimento di una maturità biologica, sessuale e riproduttiva è un compito di estrema rilevanza clinica che vede nella pubertà e nell’adolescenza un momento chiave per la vita della donna; significa individuare quelle condizioni fisiche, psichiche, ambientali, genetiche e organiche che in diversa maniera possono ostacolare il fisiologico sviluppo femminile.

L’adolescenza rappresenta un momento fulcro per porre le basi per un corretto funzionamento dell’asse riproduttivo e degli organi a esso collegati.

La comparsa del menarca, cioè della prima mestruazione, non è di solito indicativa del raggiungimento della piena maturità funzionale. Il conseguimento di una stabilità del ciclo che sarà tipica dell’età adulta richiede una progressiva maturazione di quei circuiti del sistema nervoso centrale che regolano una attività ovarica. Questo richiede un periodo di tempo variabile da soggetto a soggetto. L’intervento del medico in questo lasso temporale è fondamentale nel sapere cogliere di fronte ai vari quadri clinici che si possono presentare il confine tra fisiologia e patologia. Le irregolarità mestruali, l’amenorrea, i flussi mestruali abbondanti e i dolori pelvici mestruali sono disturbi che l’adolescente può manifestare e che richiedono una diagnosi corretta e approcci terapeutici specifici.

È proprio in fase adolescenziale che possono manifestarsi per la prima volta delle patologie: istituire un corretto iter diagnostico atto a individuare l’origine dei disturbi è fondamentale per evitare approcci clinici e terapeutici che potrebbero risultare fallimentari e limitarsi solo alla cura del sintomo.

L’attenzione alla salute della donna è ormai da tempo divenuta un tema centrale nella nostra società. Una diagnosi corretta in adolescenza rappresenta una grande opportunità per la ragazza. Non c’è un’età prestabilita in cui sottoporre la giovane donna alla prima visita ginecologica, ma solitamente è consigliato effettuarne una dopo la comparsa del menarca o entro l’anno dal primo rapporto sessuale.

La Casa di Cura San Rossore e la dottoressa Franca Fruzzetti, ginecologa, tramite l’efficace approccio multidisciplinare che da sempre caratterizza la Casa di Cura San Rossore, hanno come obiettivo il benessere delle giovani ragazze.

Il percorso, rivolto a ragazze con disordini della pubertà e anomalie dello sviluppo sessuale, e ad adolescenti con disturbi della ciclicità mestruale, flussi mestruali assenti/abbondanti e altri disturbi ginecologici, si proporne di offrire alla giovanissima donna un corretto approccio diagnostico e terapeutico.

PERCORSO DIAGNOSTICO

  • Visita
  • Dosaggio ormonale basale
  • Ecografia pelvica

ULTERIORE APPROFONDIMENTO:

  • Ecografia pelvica
  • Test dinamici per la diagnosi di particolari patologie ormonali
  • Test genetici

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