Diabetologia
Diabetologia
Il diabete è una malattia molto diffusa, con un elevato tasso di mortalità per cause dirette e secondarie. Si tratta di una patologia cronica dovuta a un difetto della funzione o della produzione dell’insulina, un ormone prodotto nel pancreas che ha lo scopo di favorire/permettere l’utilizzo del glucosio per i processi energetici.
Si distinguono comunemente due forme di diabete: diabete tipo 1 e diabete tipo 2.
La diabetologia, cioè lo studio della malattia diabetica e la pratica del suo trattamento, è una branca dell’endocrinologia. Presso la Casa di Cura San Rossore è possibile rivolgersi a specialisti endocrinologi esperti nella materia sia per la diagnosi che per la terapia del diabete, così come per il counseling dietetico, la riabilitazione nutrizionale e i programmi di attività fisica. Nella nostra struttura è possibile il monitoraggio e la completa gestione della malattia e delle sue complicanze (es. oculistiche, vascolari, cardiologiche, ecc.).
Prestazioni e terapie
Interessa circa il 10% delle persone con diabete (300000 in Italia), insorge più spesso in età giovanile, è dovuto alla ridotta produzione di insulina nel pancreas, e per questo è comunemente indicato come diabete insulino-dipendente. La causa diretta è sconosciuta, ma sono in gioco fattori immunologici sostenuti da fattori genetici e probabilmente anche ambientali.
Esiste una forma più rara di diabete, con esordio in età adulta, definito diabete LADA (acronimo dall’inglese: Latent Autoimmune Diabetes in Adults) caratterizzato da un deficit di produzione dell’insulina. Il 6-10% dei soggetti inizialmente definito come tipo 2 è in realtà affetto da questa forma di diabete autoimmune a lenta evoluzione verso l’insulino-dipendenza che secondo diversi Autori rappresenta una forma di diabete di tipo 1 dell’adulto.
È la forma più diffusa e riguarda circa il 90% dei casi di diabete, in Italia circa 3 milioni di persone e il 5.5% della popolazione generale; il diabete tipo 2 insorge più spesso in età adulta / avanzata e per questo è anche comunemente conosciuto come diabete “della maturità” (anche se esistono forme rare ad esordio giovanile, definite MODY – Maturity Onset Diabetes of the Young). Nel diabete tipo 2 non c’è un difetto di produzione dell’insulina da parte delle Beta-cellule pancreatiche (la cui attività, peraltro, nel tempo può diventare insufficiente), ma all’origine di questo tipo di diabete c’è un difetto dell’utilizzo dell’insulina da parte delle cellule dell’organismo. La causa risiede molto probabilmente nell’interazione di fattori genetici predisponenti e fattori ambientali, spesso determinanti per l’insorgenza e il mantenimento della patologia nel tempo. Tra i fattori ambientali sono soprattutto in gioco lo scarso esercizio fisico e l’eccesso di peso corporeo, specie con aumento dell’adiposità addominale; il sovrappeso e l’obesità sono associati al diabete tipo 2 in quasi l’80% dei pazienti, e in molti casi la sola perdita di peso permette una regressione della malattia.
È una forma particolare di diabete, da ricordare per la sua importanza clinica, che si manifesta in donne che presentano elevati livelli di glucosio per la prima volta durante il periodo della gravidanza. E’ una condizione che interessa circa il 4% delle gravidanze ed è probabilmente legata ad una ridotta funzionalità dell’insulina, ostacolata nella sua attività da quella di altre sostanze ormonali prodotte dalla placenta; infatti questo forma di diabete, in una buona percentuale dei casi regredisce dopo il parto, ma durante la gravidanza necessita di accurati controlli, di uno specifico trattamento dietetico e spesso anche di terapia farmacologica.
Per informazioni contattare numero +39 050 586217 oppure mandare mail all’indirizzo mail: info@sanrossorecura.it”
I sintomi e il decorso possono variare molto, in funzione del tipo di diabete.
Il tipo 1 può avere un esordio acuto (ad esempio in concomitanza di un episodio infettivo o febbrile) e la sintomatologia, che può far porre il sospetto di diabete già in una fase iniziale di malattia, è caratterizzata da stanchezza- astenia, sete eccessiva – polidipsia, elevata quantità di urine – poliuria, fino a perdita di peso).
Il tipo 2 ha invece un decorso molto lento, può rimanere silente anche per anni e i sintomi diretti (analoghi a quelli del tipo 1) essere molto sfumati e tardivi, tanto che in molti casi i primi sintomi clinici sono legati più alle complicanze che alla malattia in sé.
Le complicanze del diabete possono interessare vari organi e apparati, e sono causate principalmente dal danno a carico delle piccole e grandi arterie conseguente al mantenimento nel tempo di elevati livelli di glicemia. Per questo le complicanze riguardano più spesso il diabete di tipo 1, manifestando disidratazione, alterazioni cardiache ed ematiche, fino al coma chetoacidosico.
Nel diabete tipo 2 le complicanze acute sono piuttosto rare, mentre sono molto frequenti le complicanze croniche, di varia gravità, che possono riguardare gli occhi (con retinopatia e progressiva riduzione della vista fino a cecità), i reni (con insufficienza renale fino a necessità di dialisi), l’apparato cardiovascolare (con ischemia, infarto e scompenso cardiaci, cause del 50% delle morti per diabete), gli arti inferiori, i piedi (con danni ischemici, dolore e ulcerazioni fino a necessità di amputazioni), il sistema nervoso centrale (per danno vascolare con ischemia e ictus) e periferico (con dolore e disturbi della sensibilità), l’apparato genitale (fino a deficit erettivo nel maschio).
DIAGNOSI PRENATALE
La diagnosi prenatale costituisce un valido strumento per identificare le patologie che interessano il feto prima della nascita. Si tratta di un insieme di esami clinici, tecniche strumentali e di laboratorio volti a identificare eventuali patologie prenatali.
La Casa di Cura San Rossore, in collaborazione con Ames, uno dei più eccellenti laboratori di Genetica Medica che fornisce test e servizi per la diagnosi genetica attraverso l’aggiornamento con metodologie di nuova generazione, ha attivato un Percorso Prenatale con il Test sul DNA Fetale, comunemente indicato come TEST NIPT.
La Casa di Cura si avvale della professionalità e delle competenze della Dott.ssa Simona Rossi, Biologa Genetista, che accompagna le pazienti in questo Percorso Prenatale, concludendo con la consegna e la relativa spiegazione del Test Nipt.
Quello che proponiamo è un test di screening su DNA Fetale da effettuarsi con un semplice prelievo di sangue alla gestante dalla 11° settimana di gravidanza e con risultati attesi entro 10 giorni con un report medico di altissima qualità.
Il test, oltre alle classiche aneuploidie dei cromosomi 21, 18, 13, X e Y, può rilevare riarrangiamenti strutturali sbilanciati di tutti i cromosomi, come duplicazioni o delezioni di alcune regioni del DNA, con una risoluzione di 5-7 Mb (megabasi).
Inoltre, è possibile analizzare alcune tra le più comuni micro delezioni (Sindrome di Di George, Sindrome di Cri.du.chat, Sindrome di Prader-Willi/Angelman, Sindrome da delezione 1p36, Sindrome di Wolf-Hirschorn, Sindrome di Jacobsen, Sindrome di Langer-Giediom, Sindrome Smith-Magenis, Sindrome da Brachidattilia-defic cognitivo) con una risoluzione > o uguale a 5-7 Megabasi.
Questo test può assumere anche una valenza diagnostica nel caso di patologie mendeliane.
È possibile richiedere informazioni alla mail percorsodiagnosiprenatale@sanrossorecura.it a cui risponderà la Dott.ssa Simona Rossi.
Per quanto detto, a parte la malattia di tipo 1 in cui ci sia un esordio acuto, la presenza del diabete, specie di tipo 2, in una gran parte dei casi viene rilevata dopo molti anni dall’inizio della malattia, casualmente (ad esempio in occasione di un intervento chirurgico) o per l’esecuzione di esami di laboratorio. Un indice solo indicativo può essere il valore della glicemia a digiuno, ma per la diagnosi esistono precisi criteri fissati a livello internazionale, sulla base di determinati valori, ripetuti nel tempo, di glicemia a digiuno oppure in base a determinate variazioni della glicemia nell’arco di 3 ore dopo assunzione di zucchero (il test che si utilizza è la curva da carico glucidico (Oral Glucose Tolerance Test- OGTT), in genere con assunzione di 75 g di glucosio.
Esami di laboratorio utili alla diagnosi sono il dosaggio plasmatico del C-peptide (basale o dopo stimolo con glucagone) che è un marker della funzione beta-cellulare, e la ricerca di specifici anticorpi che sono markers di autoimmunità (ICA, IA-2, IM, GADA).
Oltre ai criteri diagnostici per il diabete propriamente detto, occorre ricordare anche l’esistenza dei criteri indicativi di altre alterazioni del metabolismo degli zuccheri Queste alterazioni, comunemente dette di “pre-diabete”, diagnosticate con l’OGTT, sono l’Alterata Glicemia a Digiuno (in inglese Impaired Fasting Glucose-IFG) e l’ Alterata Tolleranza al Glucosio (in inglese Impaired Glucose Tolerance-IGT): non rappresentano una situazione di malattia ma indicano un elevato rischio di sviluppare la malattia diabetica, un maggior rischio di eventi cardiovascolari, e sono spesso associate ad altre problematiche come dislipidemia, sovrappeso e obesità.
Una volta instauratasi la malattia è evidente l’importanza di prevenire e rallentare la progressione dei danni controllando attentamente il quadro metabolico e anche il possibile impatto degli altri possibili fattori concausali (come ad esempio i valori di pressione arteriosa, il peso corporeo e l’adipe addominale). Di particolare rilievo è il periodico controllo degli esami di laboratorio, che deve includere, insieme a glicemia, emocromo ed es. urine, anche l’emoglobina glicata – HbA1c, che è il marker più indicativo dell’andamento della glicemia nel tempo, gli indici di funzione renale ed epatica, il colesterolo (totale, HDL e LDL) e i trigliceridi. Inoltre, anche in assenza di sintomi, sono necessari gli adeguati controlli specialistici degli organi bersaglio, con le opportune periodiche indagini strumentali diagnostiche.
Per informazioni contattare numero +39 050 586217 oppure mandare mail all’indirizzo info@sanrossorecura.it
La diabetologia, cioè lo studio della malattia diabetica e la pratica del suo trattamento, è una branca dell’endocrinologia, che ha assunto nel tempo caratteristiche sempre più definite e specialistiche. Presso la Casa di Cura è possibile rivolgersi a specialisti endocrinologi esperti nella materia sia per la diagnosi che per la terapia del diabete, così come per il counseling dietetico, la riabilitazione nutrizionale e i programmi di attività fisica. Grazie alla collaborazione con i medici specialisti delle diverse branche interessate, al laboratorio di analisi e ai servizi diagnostici strumentali della Casa di Cura, nella nostra Struttura è possibile il monitoraggio e la completa gestione della malattia e delle sue complicanze (es. oculistiche, vascolari, cardiologiche, ecc.) per fornire il miglior trattamento delle problematiche cliniche del paziente. la Casa di Cura fornisce servizi adeguati.
Per informazioni contattare numero +39 050 586217 oppure mandare mail all’indirizzo mail: info@sanrossorecura.it
Specialisti di riferimento
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Diagnosi prenatale
Diagnosi Prenatale
La diagnosi prenatale costituisce un valido strumento per identificare le patologie che interessano il feto prima della nascita.
Si tratta di un insieme di esami clinici, tecniche strumentali e di laboratorio volti a identificare eventuali patologie prenatali.
La Casa di Cura San Rossore in collaborazione con Ames, uno dei più eccellenti laboratori di Genetica Medica, che fornisce test e servizi per la diagnosi genetica attraverso l’aggiornamento con metodologie di nuova generazione, ha attivato un Percorso Prenatale con il Test sul DNA Fetale, comunemente indicato come TEST NIPT.
La Casa di Cura si avvale della professionalità e delle competenze della Dott.ssa Simona Rossi, Biologa Genetista, che accompagna le pazienti in questo Percorso Prenatale, concludendo con la consegna e la relativa spiegazione del Test Nipt.
Quello che proponiamo è un test di screening su DNA Fetale da effettuarsi con un semplice prelievo di sangue alla gestante dalla 11° settimana di gravidanza e con risultati attesi entro 10 giorni con un report medico di altissima qualità.
Il test oltre alle classiche aneuploidie dei cromosomi 21, 18, 13, X e Y può anche rilevare riarrangiamenti strutturali sbilanciati di tutti i cromosomi, come duplicazioni o delezioni di alcune regioni del DNA, con una risoluzione di 5-7 Mb (megabasi).
Le regioni cromosomiche del DNA fetale circolante vengono sequenziate mediante l’innovativa tecnologia di sequenziamento massivo parallelo dell’intero genoma fetale, utilizzando strumentazioni innovative ( NextSeq 500, NovaSeq6000 della Illumina)
Inoltre, è anche possibile analizzare alcune tra le più comuni micro delezioni (Sindrome di Di George, Sindrome di Cri.du.chat, Sindrome di Prader-Willi/Angelman, Sindrome da delezione 1p36, Sindrome di Wolf-Hirschorn, Sindrome di Jacobsen, Sindrome di Langer-Giediom, Sindrome Smith-Magenis, Sindrome da Brachidattilia-defic cognitivo) con una risoluzione > o uguale a 5-7 Megabasi.
Questo test può assumere anche una valenza diagnostica nel caso di patologie mendeliane.
E’ possibile richiedere informazioni alla mail info@sanrossorecura.it, a cui risponderà la Dott.ssa Simona Rossi.
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Dietetica e nutrizione clinica
DIETETICA E NUTRIZIONE CLINICA
La valutazione, insieme a esami strumentali di routine, prevede indagini specifiche finalizzate all’inquadramento e al trattamento di sovrappeso, obesità e di altre condizioni speciali (es. insufficienza renale, ipercolesterolemia, intolleranze alimentari, etc.) che richiedano piani dietetici dedicati:
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- Valutazioni antropometriche e storia del peso
- Valutazione del pattern alimentare e del bilancio energetico
- Valutazione dell’assetto ormonale e metabolico
- Studio della composizione corporea
- Valutazione dello stato nutrizionale e del bilancio energetico
- Studio della funzionalità corporea
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Disturbi del comportamento alimentare
Disturbi del comportamento alimentare
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da una alterazione dei comportamenti e abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo.
I principali disturbi dell’alimentazione –anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder – BED) e disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati – sono uno dei problemi di salute più comuni tra i giovani nel nostro Paese, con una maggiore prevalenza nel genere femminile.
Le linee guida nazionali e internazionali indicano per queste patologie la necessità di svolgere le attività di diagnosi e cura in team multi-professionale integrato con la collaborazione di specialisti con specifica formazione ed esperienza in ambito clinico (medico, psichiatra, dietista, psicologo) per un approccio avanzato che, a seconda della necessità, insieme all’intervento nutrizionale, permette diverse modalità e percorsi di cura.
È attivo presso la Casa di Cura San Rossore il Centro per il trattamento dei Disturbi Alimentari (Anoressia, Bulimia, Binge Eating e forme sotto-soglia).
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Ematologia
Ematologia
L’Ematologia è la branca specialistica della medicina interna che si occupa del sangue e degli organi che compongono il sistema emopoietico. Studia le cause, la diagnosi, il trattamento, la prognosi e la prevenzione delle malattie del sangue. Tale studio è strettamente correlato alla diagnosi di forme cliniche maligne quali le leucemie e i linfomi, in collaborazione con la Oncologia (oncematologia).
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Endocrinologia e malattie metaboliche
Endocrinologia e malattie metaboliche
Gli ormoni sono sostanze chimiche prodotte da ghiandole specializzate (ad esempio, ipofisi, tiroide, pancreas, ghiandole surrenali, ecc) che li immettono nella circolazione sanguigna. Attraverso il sangue gli ormoni raggiungono anche tessuti o organi distanti dalla ghiandola endocrina che li produce; gli ormoni, che potrebbero essere paragonati a “chiavi”, interagiscono con i recettori (una sorta di “serratura”) che si trovano negli organi bersaglio attraverso un processo di riconoscimento molto specifico (del tipo “chiave-serratura”); in questo modo esercitano il loro ruolo che consiste nella regolazione delle funzioni di quell’organo che presenta i recettori per quel determinato ormone. In questo modo, un ormone (“chiave”) potrà regolare solo quell’organo che presenta il corrispettivo recettore (“serratura”). Tuttavia, uno stesso organo potrà avere recettori per più ormoni, per cui, la sua funzione potrà essere regolata da più ormoni.
La produzione degli ormoni avviene attraverso un complesso sistema di regolazione. Questi sistemi di regolazione sono, in linea generale, specifici per ogni singolo ormone; ad esempio, la sintesi (produzione) di insulina è regolata dalla quantità di glucosio (zucchero) nel sangue e quella del paratormone (un ormone prodotto dalle paratiroidi, piccole ghiandole localizzate nel collo dietro la tiroide) dalla quantità di calcio. La produzione di altri ormoni, come quelli prodotti dalla tiroide (Tiroxina), dai testicoli (Testosterone), dalle ovaie (Estradiolo e Progesterone), dalle ghiandole surrenali (Cortisolo), è regolata dal sistema ipotalamo-ipofisi, attraverso la produzione di altri ormoni ipotalamici e ipofisari. Questo sistema di regolazione, molto sofisticato, è influenzato da segnali che arrivano da altre parti dell’organismo, incluso il cervello (ad esempio, il ritmo sonno-veglia) e dall’ambiente esterno (ad esempio, eventi stressogeni, ecc), che influenzano, quindi, il rilascio degli ormoni.
Quando questo sistema di regolazione (ipotalamo-ipofisi o ghiandola endocrina periferica) viene alterato si verificano conseguenze importanti che portano alle malattie endocrine e metaboliche.
Si possono riconoscere quattro tipi principali di malattie endocrine:
L’eccessiva produzione di ormone determina disturbi che derivano dalla stimolazione non controllata di quelle funzioni che, in condizioni normali, sono regolate dall’ormone. Nel morbo di Basedow (una forma comune di ipertiroidismo, cioè di aumentata produzione di ormoni da parte della tiroide, dovuta alla presenza di un anticorpo stimolante) si verifica un aumento del battito del cuore, della produzione di calore, di sudorazione, dell’appetito, delle funzioni intestinali, ma anche dei consumi, per cui il peso corporeo, spesso, si riduce. Inoltre, il cervello è stimolato e, spesso, compare agitazione, insonnia, tremori e ansi
La ridotta produzione di ormone può essere la conseguenza di malattie “spontanee” o di interventi chirurgici o terapie mediche. Le manifestazioni sono la conseguenza di poco ormone e, quindi, della riduzione delle funzioni regolate dall’ormone mancante. Ad esempio, l’ipotiroidismo (la minore produzione di ormone della tiroide) è caratterizzato dalla riduzione del battito del cuore, da intolleranza al freddo, da minori consumi, dalla riduzione del metabolismo e, spesso, dall’aumento del peso corporeo. Inoltre, anche il tono dell’umore si riduce e può comparire depressione.
La resistenza all’azione ormonale può avere un’origine genetica (ad esempio, la resistenza all’azione degli ormoni tiroidei, una sindrome molto rara) oppure può essere acquisita (ad esempio, la resistenza all’insulina, una sindrome molto comune, causata da più fattori, incluso l’eccesso di peso corporeo).
I tumori endocrini spesso non producono ormoni (ad esempio, gli adenomi non-funzionanti dell’ipofisi, o i tumori maligni delle cellule follicolari della tiroide); queste neoplasie possono essere responsabili di disturbi legati all’effetto meccanico sugli organi vicini oppure, quando maligni, possono dare localizzazioni in atre sedi. Tuttavia, alcuni tumori possono essere responsabili di manifestazioni cliniche che derivano dall’eccessiva produzione di ormoni (ad esempio, la sindrome di Cushing, sostenuta da un adenoma ipofisario che produce ACTH e che, a sua volta, stimola una produzione eccessiva di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali; l’adenoma tossico della tiroide, un tumore benigno, iperfunzionante della tiroide, che è responsabile di sintomi dell’ipertiroidismo).
Prestazioni e terapie
La tiroide è una ghiandola endocrina, situata nel collo, la cui funzione è quella di produrre due ormoni (Tiroxina o T4 e Triiodotironina o T3) che regolano la velocità con la quale si verificano tutte le funzioni dell’organismo; la T4 e la T3 contengono quattro o tre atomi di iodio, che è un elemento essenziale per la normale attività degli ormoni tiroidei. Questo elemento si trova in natura in quantità molto limitate e viene assunto, dall’organismo, attraverso la catena alimentare.
Circa un terzo della popolazione mondiale vive in zone nelle quali l’apporto di iodio con gli alimenti è insufficiente (aree di iodo-deficienza). Quando l’apporto di iodio è molto inferiore al fabbisogno giornaliero l’aumento di volume della tiroide (gozzo) è presente nella maggior parte della popolazione (gozzo endemico) e quando l’apporto giornaliero scende ulteriormente può verificarsi un difetto congenito della funzione tiroidea (ipotiroidismo congenito), che può avere gravi conseguenze sulle funzioni del cervello del neonato. La prevalenza di gozzo endemico nelle aree con grave deficit di iodio può arrivare ad interessare l’80% della popolazione. Per questo motivo sono stati attuati programmi di iodo-profilassi che si sono dimostrati in grado di ridurre il volume del gozzo e di prevenire le gravi complicanze neurologiche e psichiche dei bambini nati in aree con estrema carenza di iodio.
All’opposto, nelle zone nelle quali l’apporto alimentare dello iodio è adeguato (aree iodo-sufficienti), la maggior parte delle persone con malattie della tiroide presenta malattie autoimmuni, che vanno dalla tiroidite cronica autoimmune (spesso definita come Tiroidite di Hashimoto), che può portare ad una ridotta produzione di ormoni (ipotiroidismo), al Morbo di Basedow, che, invece, può portare ad una eccessiva produzione ormonale (ipertiroidismo).
I tumori della tiroide si presentano di solito come un nodulo isolato o nel contesto di un gozzo nodulare che, talora, aumenta di volume. Sebbene i noduli della tiroide siano molto comuni, i tumori della tiroide si riscontrano in una minoranza dei noduli. I tumori della tiroide sono, tuttavia, il tumore endocrino più comune e rappresentano circa il 90% dei tumori delle ghiandole endocrine. L’aumento di volume della tiroide (gozzo) senza noduli (gozzo diffuso) è la malattia tiroidea più diffusa, raggiunge la massima prevalenza prima della menopausa e poi si riduce con l’età.
All’opposto, la prevalenza dei noduli della tiroide o del gozzo nodulare o degli anticorpi anti-tiroide aumenta con l’età. In uno studio epidemiologico, i noduli tiroidei o il gozzo nodulare sono stati riscontrati, ad un controllo ecografico, nel 33% delle persone di età compresa tra 18 e 65 anni. Altri studi hanno rilevato che tra il 20 e il 78% delle donne ha almeno un nodulo rilevato all’ecografia tiroidea.
L’ipofisi è una ghiandola endocrina di piccole dimensioni situata alla base del cervello, dietro alla radice del naso, in una tasca ossea denominata sella turcica. L’ipofisi regola la secrezione degli ormoni di altre ghiandole endocrine “periferiche” che includono la tiroide, le ghiandole surrenali, i testicoli e le ovaie, per mezzo di ormoni specifici che sono l’ormone tireotropo (TSH), l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), e le gonadotropine (FSH e LH), rispettivamente. Inoltre, produce l’ormone della crescita (GH) e la prolattina. L’ipofisi rilascia nella circolazione sanguigna questi ormoni che hanno un’azione a livello di organi e ghiandole distribuite nell’organismo; queste ghiandole endocrine periferiche producono a loro volta altri ormoni che attraverso il sangue esercitando un segnale di ritorno sull’ipofisi (meccanismo di feed-back). Una volta venuti a contatto con l’ipotalamo e con l’ipofisi questi ormoni “periferici” forniscono un segnale in base al quale l’ipofisi aumenta o riduce la propria produzione di ormoni, in base alle necessità dell’organismo. L’ipofisi è collegata all’ipotalamo (una parte del cervello) attraverso il peduncolo ipofisario ed è proprio attraverso il peduncolo che il cervello regola la funzione dell’ipofisi.
La maggior parte delle persone ha quattro paratiroidi, piccole ghiandole poste nel collo dietro la tiroide; raramente, ci sono persone che hanno una o due paratiroidi aggiuntive, talora in altra sede del collo o nel torace.
Queste ghiandole producono un ormone, il paratormone o PTH che svolge un ruolo importante nel mantenere normali livelli di calcio nell’organismo.
Quando i livelli di calcio nel sangue si riducono, la risposta delle paratiroidi è quella di aumentare la produzione di PTH con l’obiettivo di riportare la calcemia nei limiti della norma; al mantenimento di normali livelli di calcio nel sangue partecipano anche i reni, il tessuto osseo e l’intestino. In condizioni normali, quando il calcio nel sangue aumenta, le paratiroidi rilasciano una minore quantità di PTH, che fa sì che il rene trattenga meno calcio; in questo modo il calcio nell’organismo viene mantenuto costantemente entro limiti molto stretti.
Normali livelli di calcio nel sangue sono importanti per la corretta contrazione dei muscoli, per il metabolismo delle ossa, per la coagulazione e per i segnali molecolari all’interno delle cellule.
Le principali malattie delle paratiroidi sono rappresentate dall’iperparatiroidismo (eccessiva produzione da paratormone che determina un aumento del calcio nel sangue) o dall’ipoparatiroidismo (difetto di paratormone e conseguente riduzione del calcio nel sangue).
Le ghiandole surrenali sono piccole ghiandole endocrine (che producono ormoni) situate nell’addome, al di sopra dei reni; hanno una parte esterna denominata corticale che produce ormoni attraverso una serie di tappe partendo dal colesterolo (principalmente cortisolo, e aldosterone e, in misura minore, ormoni che hanno una debole azione simile a quella degli ormoni sessuali); ed una parte interna, detta midollare, che produce adrenalina e noradrenalina, aminoacidi modificati, che sono prodotti in risposta allo stress, modificando la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e aumentando la glicemia.
La corticale del surrene svolge una funzione vitale per l’organismo: il cortisolo regola il metabolismo generale, mobilizzando i nutrienti, regola la risposta dell’organismo all’infiammazione, stimola il fegato a produrre zucchero e partecipa al controllo della quantità di acqua nell’organismo; l’aldosterone modifica il livello di sale e di acqua regolando così il volume e la pressione del sangue.
Le principali malattie delle ghiandole surrenaliche responsabili di un’aumentata produzione ormonale sono l’ipercortisolismo, il feocromocitoma, l’iperaldosteronismo; tuttavia, la patologia surrenalica di maggior riscontro è il cosiddetto “incidentaloma”; si tratta, nella maggior parte dei casi, di un adenoma (cioè un tumore benigno) che non produce ormoni.
La forma più comune di tumore ipofisario è l’adenoma (un tumore benigno); la maggior parte degli adenomi ipofisari prende origine dalla parte anteriore dell’ipofisi denominata adenoipofisi e sono quasi sempre benigni, spesso con una risposta favorevole alle terapie. Alcuni tumori rispondono meglio alla terapia medica mentre per altri è preferibile quella chirurgica. Raramente, è necessario ricorrere alla radioterapia esterna e ancor più raramente ad alcune forme di chemioterapia.
I tumori ipofisari possono essere distinti in: 1) funzionanti, in base al tipo di ormone che producono in eccesso come la prolattina (PRL), l’ormone della crescita (GH), l’ormone adrenocorticotropo (ACTH) o l’ormone tireotropo (TSH); in qualche caso l’adenoma produce contemporaneamente più di un ormone. Altri adenomi sono detti non funzionanti perché non producono ormoni in eccesso, ma, talora, per le dimensioni, possono danneggiare la funzione ipofisaria normale causando una ridotta produzione ormonale (ipopituitarismo); 2) in base alle dimensioni: microadenomi, se alla risonanza magnetica hanno un diametro inferiore a 10 mm o macroadenomi se di diametro maggiore; 3) in base all’aspetto delle cellule all’esame microscopico, dopo l’intervento chirurgico. Circa il 70% dei tumori sono funzionanti e i sintomi più comuni a cui sono associati dipendono dalla eccessiva produzione di ormoni.
Alcune manifestazioni come la mancanza di flussi mestruali (amenorrea), la produzione di latte al di fuori del periodo post-gravidanza (galattorrea), l’eccessiva crescita staturale o il cambiamento dell’aspetto (gigantismo o acromegalia), la sindrome di Cushing e manifestazioni da eccessiva produzione di ormoni tiroidei possono rappresentare un campanello d’allarme di un adenoma ipofisario funzionante. In alcuni pazienti le manifestazioni dovute all’eccessiva produzione di ormoni possono essere accompagnata da cefalea, alterazioni della vista, alterazioni del sonno e delle abitudini alimentari e talora da alterazioni della sete e della quantità di urine prodotte nell’arco della giornata (diabete insipido).
Le manifestazioni degli adenomi ipofisari non funzionanti sono legate all’effetto meccanico che questi tumori esercitano sull’ipofisi sana (ad es., stanchezza e perdita di energia, legati all’ipopituitarismo) e sulle strutture vicine (ad es., cefalea e riduzione della vista). Tuttavia, anche i tumori funzionanti, quando hanno grosse dimensioni, possono determinare effetti meccanici sull’ipofisi normale e sulle strutture del cervello vicine all’ipofisi in aggiunta ai sintomi legati all’eccessiva produzione di ormoni.
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Farmacologia clinica
Farmacologia Clinica
La Farmacologia Clinica svolge un ruolo cruciale nella razionalizzazione delle terapie farmacologiche e nella appropriatezza prescrittiva, in termini di efficacia e sicurezza. Lo scopo principale di questa disciplina è quello di armonizzare e personalizzare le terapie specialistiche complesse con una visione d’insieme che permetta l’impostazione di un trattamento farmacologico razionale.
Un numero sempre maggiore di pazienti assume una politerapia farmacologica: il 30% dei pazienti>65 anni assume in media 5 farmaci contemporaneamente. Di conseguenza il rischio di tossicità da interazioni farmacologiche è elevato (Naples JG et al., J Am Geriatr Soc. 2016), rappresentando nei Paesi occidentali il motivo di accesso al Pronto Soccorso in oltre il 30% dei casi (Castro I et al., Int J Clin Pharm. 2013; Viktil KK et al. Br J Clin Pharmacol 2007), soprattutto in corso di trattamenti con farmaci cardiovascolari e per l’ipertensione arteriosa (beta-bloccanti, diuretici, ACE-inibitori, calcio-antagonisti, alfa-antagonisti, sartani, antiaggreganti e anticoagulanti), antibiotici, analgesici, antidiabetici, farmaci per il sistema nervoso centrale (antidepressivi, neurolettici, benzodiazepine) (Gurwitz JH et al., JAMA 2003) e farmaci antitumorali.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (clica per visualizzare il sito in ENG), almeno il 60% delle reazioni avverse è prevenibile, in quanto dovuto alla prescrizione, dispensazione o assunzione errata dei farmaci, ad influenze genetiche ed ambientali, ad una sempre più frequente auto medicazione da parte del paziente stesso, ad un impiego crescente di medicinali contraffatti o non controllati disponibili sul web, ed alla interazione con altri farmaci, prodotti fitoterapici o semplici alimenti.
Il farmacologo clinico ha il compito di valutare in modo accurato i seguenti aspetti di una terapia farmacologica:
- Rischio/evidenza di tossicità attesa ed inattesa dei trattamenti farmacologici (dose-dipendente, dose-indipendente/idiosincrasia)
- Interazioni tra farmaci, sia farmacocinetiche, con particolare riguardo all’assorbimento, metabolismo, diffusione ed eliminazione del farmaco, che farmacodinamiche, relative ai bersagli farmacologici
- Valutazione genetica dei bersagli della terapia o dei fattori deputati all’assorbimento, trasformazione o eliminazione del farmaco
- Monitoraggio terapeutico (dosaggio nei liquidi biologici) dei farmaci caratterizzati da elevato rischio di tossicità
La applicazione di questi aspetti nella pratica clinica, in stretta collaborazione con gli altri medici specialisti di varie discipline, rappresenta un utile strumento per ottimizzare la risposta terapeutica ad un trattamento farmacologico, con l’obiettivo di prescrivere associazioni razionali di farmaci, personalizzate per ogni paziente, volte a minimizzare la comparsa di reazioni avverse prevenibili.
Servizi disponibili:
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- Valutazione farmacologico-clinica per interazione tra farmaci (farmacocinetica, farmacodinamica; farmacogenetica) tossicità cardiaca (ECG basale, valutazione QTc);
- Prevenzione e valutazione delle possibili reazioni avverse a farmaci; AGS Beers Criteria;
- Valutazione farmacogenetica;
- Valutazione farmaco-tossicologica per uso di farmaci in gravidanza e allattamento;
- Monitoraggio terapeutico dei farmaci
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Fisiatria e medicina riabilitativa
Fisiatria e medicinia Riabilitativa
In collaborazione con San Rossore Sport Village, il centro di fisioterapia e di medicina riabilitativa della Casa di Cura San Rossore vanta un personale in costante aggiornamento e specializzato in tre grandi aree riabilitative:
- patologie traumatico-degenerative;
- patologie della colonna vertebrale;
- patologie neurologiche.
Per ogni terapia, la diagnosi medica e la valutazione clinica del fisioterapista identificano le limitazioni funzionali e la quota di disabilità del paziente. Così si giunge alla diagnosi funzionale e al programma del trattamento fisioterapico individualizzato.
Nella valutazione iniziale vengono identificati gli effetti delle patologie, in termini di sintomatologia dolorosa e compromissione delle funzioni motorie, con una stima delle capacità residue e di adattamento per l’ambito neurologico.
Alla fine del trattamento si verificano i risultati conseguiti. Per concludere il percorso riabilitativo, il paziente riceve un programma scritto che potrà svolgere in autonomia o presso il nostro centro, con lo scopo di controllare il rischio di recidive e l’ottimizzazione della performance.
Le tecniche di terapia manuale alla base dei nostri trattamenti fisioterapici sono coadiuvate da macchinari elettromedicali e apparecchi per la valutazione e la riabilitazione altamente tecnologici, tra cui le Onde d’Urto, il Laser, la Tecarterapia, l’Elettroanalgesia (TENS, Diadinamiche), Magnetoterapia e Ultrasuonoterapia. Per la riabilitazione utilizziamo la pedana propriocettiva e un tapis-roulant con allevio del carico caratterizzato da una velocità e incremento molto bassi. Inoltre, la pedana stabilometrica ci aiuta con la valutazione dei disturbi posturali.
Prestazioni e terapie
I percorsi di riabilitazione ortopedica bilanciati sulla persona sono coadiuvati da un’adeguata terapia farmacologica, ponendo attenzione agli aspetti della motivazione e della qualità del rapporto umano.
La variabilità e la complessità degli interventi, che si differenziano dal bambino all’anziano, dagli esiti di incidenti stradali ai disturbi della colonna vertebrale, ci hanno indotto a continui aggiornamenti e a elaborare sistemi riabilitativi sempre più complessi. Lo strumento che riunisce e regola il nostro lavoro di équipe è la cartella clinica riabilitativa.
La struttura opera attraverso prestazioni di fisioterapia e riabilitazione negli ambiti post-chirurgico, post-traumatico e degenerativo dell’apparato osteo-articolare:
- Terapia fisica, con utilizzo di apparecchi elettromedicali;
- Kinesiterapia, con esercitazioni di rieducazione motoria e potenziamento muscolare effettuati manualmente, con l’ausilio di piccoli attrezzi o di macchinari isotonici;
- Rieducazione propriocettiva con macchinari computerizzati e tavole di Freeman;
- Terapia manuale con rieducazione posturale, tecniche osteopatiche e massoterapia.
La riabilitazione neurologica è oggi una disciplina la cui necessità è in forte crescita. La ricerca epidemiologica indica infatti che le malattie neurologiche costituiscono frequentemente causa di disabilità: basti pensare alle malattie cerebrovascolari come l’ictus o a patologie degenerative come il Morbo di Parkinson. L’invecchiamento della popolazione ne ha inoltre aumentato l’incidenza, incrementando quindi i bisogni di assistenza riabilitativa. Tali sindromi coinvolgono strettamente anche le persone vicine al paziente.
Durante la visita di ingresso il fisiatra raccoglie dati anamnestici e clinici e formula un progetto di intervento, realizzando così la presa in carico del paziente con un piano globale coordinato e individualizzato per ogni persona. La diagnosi e la visita iniziale devono essere in grado di valutare tutte le risorse potenziali dell’individuo per prevedere le possibilità di reinserimento. Vengono tenuti in massima considerazione le esigenze e le aspettative del paziente e dei familiari.
Riabilitazione sportiva e prevenzione vanno di pari passo. È dimostrato che, con il crescere della specializzazione sportiva, il tasso di infortuni si alza drammaticamente. Se si pratica uno sport a livello agonistico, e soprattutto se è un’attività professionale, tenere sotto controllo tutto il percorso atletico diventa una necessità. Per questo abbiamo una divisione speciale che si occupa sia di prevenzione che di recupero traumi. In particolare, grazie a fisioterapisti specializzati e preparatori atletici competenti, siamo in grado di elaborare progetti di prevenzione individuali che tengano conto dello sport e della condizione fisica specifica di ogni atleta.
Siamo in grado di formare rapidamente équipe specifiche e focalizzate sul problema per l’elaborazione di una diagnosi precoce che possa portare a un recupero in tempi consoni. In questi casi il paziente non viene seguito solo per il recupero della patologia specifica: diamo molta importanza al lavoro sinergico di fisioterapista e preparatore atletico in modo che si possa limitare il calo eccessivo della condizione atletica e quindi diminuire sensibilmente i tempi di ripristino dell’attività agonistica.
Specialisti di riferimento
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Flebologia
Flebologia
La flebologia è una disciplina che si occupa della Diagnosi e del Trattamento delle patologie venose a partire dagli inestetismi, quali teleangecasie degli arti inferiori ed angiomi, fino al trattameno delle vene varicose, trattamento delle malformazioni, delle ulcere degli arti inferiori e delle trombosi.
Trattamenti:
- Capillari degli arti Inferiori
- Couperose
- Angiomi
- Cellulite
Prestazioni e terapie
VARICI DEGLI ARTI INFERIORI
Definizione: le varici sono una dilatazione patologica di alcune vene degli arti inferiori e rappresentano il II stadio della Malattia Venosa Cronica. Tale patologia è più frequente nel sesso femminile (3:1 – 4:1), ha una spiccata componente familiare e su di essa influiscono altri fattori come il tipo di attività lavorativa, l’ambiente lavorativo, l’alimentazione (importanza del peso) e l’attività fisica.
Sintomi: Possono provocare disturbi quali pesantezza delle gambe, edema (gonfiore) delle caviglie, smania, prurito, formicolio, dolore, bruciore e crampi notturni. Nei casi più gravi e se presenti da molto tempo, possono comparire tromboflebiti di alcune di esse, eczemi (lesioni arrossate e pruriginose), dicromie cutanee associate ad indurimento della cute (lipodermatosclerosi) e nei casi ancora più gravi possono comparire ulcere.
Tipi di intervento:
È importante, prima di intraprendere qualsiasi trattamento, sottoporsi ad una visita specialistica che deve necessariamente prevedere nel corso della stessa anche un esame Ecocolor-Doppler per definire l’origine, la causa, che ha portato allo sviluppo delle varici ed il miglior approccio per eliminarle.
MICROCHIRURGIA
Indicazioni: sono candidati tutti quei pazienti allo stadio iniziale della malattia.
Tipo di Anestesia: locale
In cosa consiste l’intervento: mediante microincisioni si asportano chirurgicamente le varicosità. Questo tipo di tecnica, proprio per ma sua mininvasività, non prevede tagli e quindi cicatrici; dopo la rimozione delle varici vengono applicati solo cerotti sterili.
Decorso post-operatorio: dopo l’intervento il paziente cammina subito e dopo circa 20 minuti può tornare alla propria attività.
CHIRURGIA TRADIZIONALE
Indicazioni: sono candidati tutti quei pazienti in stadio avanzato della malattia con dilatazione eccessiva della vena grande safena o che presentano anomalie nel decorso della grande safena e che non possono pertanto essere sottoposte a trattamenti endovascolari (LASER o Radiofrequenza)
Tipo di Anestesia: locale assistita
In cosa consiste l’intervento: si effettua un piccolo taglio (circa 4-5 cm) all’inguine, si rimuove la parte malata della vena grande safena e si completa l’intervento asportando le varici presenti mediante delle microincisioni (circa 2-3 mm).
Tipo di ricovero: Day Hospital
Decorso post-operatorio: dopo circa 15 minuti dall’intervento si riprende la deambulazione e dopo circa 2 ore il paziente viene dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per circa due settimane.
CHIRURGIA CON LASER O CON RADIOFREQUENZA
Indicazioni: sono candidati quei pazienti il cui stadio di malattia non è avanzato e la cui vena grande safena o piccola safena da trattare mostrano specifiche caratteristiche ecografiche.
Tipo di Anestesia: locale
In cosa consiste l’intervento: si effettua una microincisione (circa 2-3 mm) sulla coscia o sulla gamba (la sede varia da caso a caso), si inserisce all’interno della vena da trattare una fibra LASER o per Radiofrequenza; si effettua una anestesia tumescente ecoguidata dell’asse venoso e si oblitera la vena. L’intervento viene completato con l’asportazione delle varici presenti mediante delle microincisioni (circa 2-3 mm).
Tipo di Ricovero: ambulatoriale
Decorso post-operatorio: il paziente può deambulare dopo circa 10 minuti dall’intervento e dopo circa 30 minuti può essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per circa due settimane.
SCLEROTERAPIA / SCLEROFOAM
Indicazioni: qualsiasi tipo di paziente può sottoporsi a tale procedura. In genere viene riservata a chi non può affrontare gli interventi precedentemente descritti (il cui risultato ha una maggiore durata nel tempo)
Tipo di Anestesia: nessuna
In cosa consiste l’intervento: si inietta all’interno della vena da trattare una sostanza chimica in forma liquida o in forma di schiuma (Scleromousse o Sclerofoam)
Tipo di Ricovero: ambulatoriale
Decorso post-operatorio: il paziente deambula subito e può, dopo circa 30 minuti, essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per almeno due settimane.
TRATTAMENTO EMODINAMICO (CHIVA o ASVAL)
Indicazioni: qualsiasi tipo di paziente può essere sottoposto a tale procedura.
Tipo di Anestesia: locale/locale assistita
In cosa consiste l’intervento: tale tecnica prevede molteplici interventi programmati a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro con lo scopo di favorire il passaggio del flusso sanguigno dalle vene superficiali malate a quelle profonde. Si fanno piccole incisioni (da 2-3 mm a 4-5 cm) in uno o più punti della coscia o della gamba mediante le quali si legano alcuni tipi di vene. Non è prevista l’asportazione delle varici presenti che, nel tempo, scompaiono autonomamente.
Tipo di ricovero: ambulatoriale
Decorso post-operatorio: a seconda del livello a cui si interviene il paziente deambula subito o dopo circa 20 minuti e può dopo circa 30 minuti essere dimesso. Il paziente deve indossare una calza elastica per almeno due settimane.
La flebologia è una disciplina che si occupa della Diagnosi e del Trattamento delle patologie venose a partire dagli inestetismi, quali teleangecasie degli arti inferiori ed angiomi, fino al trattameno delle vene varicose, trattamento delle malformazioni, delle ulcere degli arti inferiori e delle trombosi.
- Capillari degli arti Inferiori
- Couperose
- Angiomi
- Cellulite
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Gastroenterologia
Gastroenterologia
La Gastroenterologia è la branca medica specialistica che si occupa dello studio e della cura delle patologie a carico dello stomaco, dell’intestino e in generale di tutto l’apparato digerente. Ha ambiti di competenza particolarmente vasti, in quanto le problematiche a carico dell’apparato digerente risultano essere sempre più numerose. Le recenti scoperte scientifiche e l’utilizzo di una tecnologia sempre più innovativa ci permettono indagini diagnostiche sempre più accurate e trattamenti più efficaci.
Breath Test
Il Lattosio è lo zucchero presente nel latte: è un disaccaride, risultante dall’unione di 2 zuccheri semplici, il Galattosio ed il Glucosio. Il Lattosio viene scomposto nei 2 zuccheri semplici dall’enzima lattasi. Senza questo enzima il Lattosio non può venire scomposto e quindi digerito. L’intolleranza al lattosio (quindi il deficit di Lattasi) è una forma molto comune, presente in circa il 50% della popolazione mondiale. Circa il 30-40% della popolazione italiana ne è affetta, anche se non tutti i pazienti manifestano sintomi.
I sintomi più comuni dell’intolleranza al Lattosio sono gonfiore, tensione addominale, dolori addominali di tipo crampiforme, meteorismo, flatulenza e diarrea. Molto spesso i sintomi, soprattutto i dolori addominali e la diarrea, compaiono dopo circa 1-2 ore dall’assunzione di alimenti contenenti lattosio.
L’H2-Breath test, o test del respiro, consente di diagnosticare con certezza l’intolleranza al Lattosio in modo molto semplice: l’esame si basa sulla somministrazione per via orale di 25 gr di Lattosio puro e sulla raccolta del respiro ad intervalli regolari di 30 minuti per circa 3-4 ore. Durante l’esecuzione del test l’espirato del paziente viene esaminato da uno speciale gascromatografo che ne valuta il contenuto di idrogeno (H2) proveniente dalla fermentazione del lattosio non digerito che rimane nel lume intestinale.
Il Breath test al Lattulosio è un esame semplice, non invasivo ed accurato, utile per diagnosticare la contaminazione batterica del Tenue (SIBO) e per valutare il tempo di transito intestinale (oro-cecale).
Normalmente la flora batterica intestinale si localizza a livello colico per cui è molto scarsa nell’intestino tenue dove avvengono la maggior parte dei processi di assorbimento degli alimenti. Tuttavia, in alcune condizioni (stipsi, diverticoli digiunali, ansa cieca dopo chirurgia intestinale, ristagno al di sopra di stenosi flogistiche o cicatriziali e in alcuni casi anche in seguito a sindromi da colon irritabile) si può avere un incremento della flora batterica in alcuni tratti del tenue tale da provocare una fermentazione dei carboidrati presenti negli alimenti determinando nausea, gonfiore, meteorismo, dolori addominali, perdita di peso, astenia e diarrea.
L’H2-Breath test al Lattulosio è il test del respiro che permette di fare diagnosi di sovra crescita batterica del piccolo intestino (Small Intestinal Bacterial Overgrowth – SIBO). L’esame si basa sulla somministrazione di 10 gr di Lattulosio per via orale e sulla valutazione, mediante gascromatografia, della quantità di idrogeno (H2) presente nei campioni di aria espirata dal paziente e raccolta ogni 15 minuti per un tempo variabile tra 2-3 ore. Il test inoltre consente di misurare il tempo di transito oro-cecale.
Il Breath Test al Glucosio serve per diagnosticare il malassorbimento intestinale. Il glucosio normalmente è assorbito dall’intestino tenue, tuttavia, in presenza di batteri, esso subisce una fermentazione con produzione di idrogeno: quindi l’aumento dell’escrezione di H2 nell’espirato, sarà un segno indiretto di malassorbimento. I sintomi possono essere nausea, borborigmi, meteorismo, dolori colico-addominali, perdita di peso, astenia, anemia, diarrea.
L’esame si basa sulla somministrazione di 50 gr di Glucosio in 250 ml di acqua per via orale e sulla valutazione, mediante gascromatografia, della quantità di idrogeno (H2) presente nei campioni di aria espirata dal paziente raccolta ogni 15 minuti per un tempo variabile tra 2-3 ore.
Urea Breath Test
L’Urea Breath Test è considerato il test gold standard per la diagnosi di Helicobacter pylori un batterio gram-negativo che può infettare lo stomaco e il duodeno, che causa disturbi come epigastralgia, dolore addominale, nausea, vomito e può causare patologie importanti come ad esempio la gastropatia cronica.
Il test si basa sulla capacità del batterio di metabolizzare rapidamente l’urea somministrata per via orale, fino ad ottenere ammoniaca e anidride carbonica (CO2). L’urea diagnostica, viene marcata con 13C, un isotopo non radioattivo del normale Carbonio; in questo modo può essere analizzata in una apposita apparecchiatura (Analizzatore a raggi infrarossi). L’Helicobacter pylori, infatti, nella mucosa gastrica, catabolizza l’urea marcata e libera ammoniaca e CO2 marcata. Quest’ultima è assorbita a livello ematico ed escreta attraverso i polmoni.
Il paziente, previa ingestione dell’urea marcata, viene invitato a soffiare ad intervalli prefissati in provette che consentano la misurazione dei livelli di CO2 marcata. Se il batterio non è presente, l’urea marcata transiterà attraverso lo stomaco e, non essendo avvenuta alcuna reazione, nell’aria espirata non si ritroverà alcun arricchimento in CO2 marcata. Al contrario, in presenza di H.Pylori, l’urea marcata verrà scissa dall’ureasi batterica con liberazione di CO2 marcata che renderà positivo il breath test.
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