Alzheimer: in aumento i casi di demenza in Italia e nel mondo, come affrontarla?
La demenza di Alzheimer è una grave malattia del cervello, è dovuta alla perdita progressiva delle cellule cerebrali e delle loro connessioni che provoca il declino delle funzioni cognitive della persona. A distanza di più di un secolo dalla sua scoperta, non si conoscono ancora le cause scatenanti, nonostante i notevoli investimenti in ricerca. Le previsioni per i prossimi anni non sono positive: questa patologia colpirà sempre più persone a causa dell’allungamento dell’aspettativa di vita, con un notevole costo per l’intero sistema sanitario nazionale.
“La demenza interessa entrambi i sessi dopo i 65 anni con prevalenza nelle donne, mentre rari sono i casi in età presenile, fra 55 e 65 anni. Si ritiene che in Italia vi sia circa un milione di casi con demenza, in gran prevalenza affetti da Alzheimer e intorno a 50 milioni nel mondo, con tendenza a raddoppiare ogni 20 anni”.
Ci spiega il professor Luigi Murri, neurologo della Casa di Cura Privata San Rossore, che abbiamo intervistato in occasione della Giornata mondiale contro il Morbo di Alzheimer, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
“È una patologia subdola, si caratterizza per la progressiva perdita delle funzioni cognitive, iniziando con disturbi della memoria, specie per fatti recenti ma poi interessando eventi passati, a cui seguono problemi del linguaggio, con difficoltà ad esprimere il proprio pensiero o a comprendere ciò che viene detto, mancato riconoscimento di persone e oggetti, incapacità di eseguire movimenti semplici come vestirsi, fino a non riuscire a svolgere le usuali attività quotidiane, anche per la pulizia personale”.
Con la progressione della malattia compaiono disturbi del comportamento con apatia o, al contrario, stati di eccitamento con deliri ed allucinazioni che richiedono un controllo continuo.
Si può prevenire? Quali sintomi devono mettere in allarme i familiari?
“L’Alzheimer non si può prevenire perché non si conosce la causa scatenante ma sono noti alcuni fattori di rischio che possono essere modificati, in modo da ritardarne l’insorgenza o rallentarne il decorso. Essi si basano su attività cognitiva, attività fisica, socializzazione e controllo del rischio vascolare: aspetti fondamentali perché ad oggi non esiste una terapia farmacologica che possa curare questi pazienti, esistono solo alcuni farmaci che hanno una efficacia modesta e limitatamente alla fase iniziale”.
Per questo motivo la diagnosi precoce è fondamentale.. “Si. È necessario arrivare ad una diagnosi precoce di “possibile” malattia di Alzheimer attraverso una serie di esami perché non esiste un test singolo che permetta una diagnosi con certezza. Questa si basa sull’esame generale e neurologico, test neuropsicologici, esami di laboratorio, elettroencefalogramma, risonanza magnetica del cranio. Tutte queste indagini possono essere effettuate presso la Casa di Cura Privata San Rossore. Il vantaggio per il paziente è doppio: innanzitutto i tempi rapidi di analisi, perché nella nostra clinica sono presenti tutte le strumentazioni e laboratori necessari ad avere un responso immediato. A questo si aggiunge la possibilità di essere seguito da un team multidisciplinare di esperti che lavora in collaborazione, garantendo una assistenza completa sin dalle prime fasi, dalla prevenzione, alla diagnosi, alla cura”.